Parco tecnologico, posata la prima pietra

Via libera dall’Enac alle gru nel cantieri. Spazi disponibili già nel 2017 Dopo anni di polemiche arriva anche la benedizione degli imprenditori


di Paolo Campostrini


BOLZANO. «Vedete, ci sono le gru finalmente...». Che in un cantiere, nel più grande che Bolzano ha visto da decenni, ci siano le gru non dovrebbe essere una notizia. Ma lo è. «Per sei mesi l'Enac ce le ha bloccate», dice Claudio Lucchin, l'architetto del Parco dell'innovazione. L'Enac è l'ente dell'aviazione civile che presidia i cieli e ferma tutto quello che potrebbe intersecare le (ipotetiche) rotte. Ora basta. Messi tutti i timbri, si lavora anche in aria. Questo per dire che gli ostacoli, come gli esami, non finiscono mai per l'unica grande opera che sta vedendo la luce, delle tante di cui si riempiono i programmi delle giunte. Quasi cento milioni di investimento su Bolzano e ora l'accelerazione è arrivata: partiti a marzo, il primo lotto sarà fatto e finito nella prima metà del 2017. L'ex Alumix verrà riconsegnata alla città. Ci hanno messo la firma tutti su questa data. Quelli che ieri hanno posto la prima pietra all'opera (Kompatscher, la commissaria del Comune De Carlini e i vertici di Bls) e tutte le maestranze che ci lavorano. Di alcuni di loro ci sono i ritratti in bianco e nero, che occhieggiano tra le colonne di cemento della vecchia fabbrica della prima rivoluzione industriale bolzanina, 1937. Perché andava celebrata questa giornata. Non è solo il "Noi" (Nature of innovation) acronimo del Parco dell'innovazione, a partire. È la lunga tradizione industriale di Bolzano che ricuce i suoi fili spezzati. Nei trecento ettari della Zona, Acciaierie, Magnesio, Montecatini, Aluminia davano lavoro a migliaia di operai, adesso uno dei luoghi della crisi produttiva, delle chiusure e delle dismissioni torna ad essere il "motore della ricerca, dello sviluppo e della formazione" (parole del governatore). Naturalmente si produrrà in modo diverso. Dal Technopark uscirà soprattutto sapere. E supporto tecnologico alle imprese che avranno il coraggio di innovare e chiedere aiuto e investire. Ma l'enorme estensione dell'opera fa capire che "rivoluzione" è ancora la parola giusta:12 ettari complessivi di superficie per l'areale, 189 mila metri quadri per l'area centrale, gli edifici storici che ospiteranno il cuore della tecnologia con i laboratori della ricerca Eurac, Lub, Tis e Bls; e poi ancora 750mila metri cubi per i lotti che verranno costruiti mano a mano che le aziende che chiedono di aggregarsi al carro innovativo, decideranno di installare i loro uffici. Un opera in fieri. Ed è questa la ragione per cui le imprese altoatesine, che prima avevano giudicato il progetto una "cattedrale nel deserto" ieri erano a fianco di Kompatscher. Pan per Assindustria, Corrarati per le piccole imprese artigiane, convinti della validità di un'opera ora pienamente condivisa perchè, come ha detto Pan " gli istituti di ricerca sono tutti in rete e sta nascendo una piattaforma vera, in cui soprattutto le piccole aziende che non hanno i mezzi per innovare da sole troveranno i supporti per crescere". In via Volta i corridoi risanati collegheranno fisicamente uffici centrali, i laboratori dei ricercatori Eurac o dell'Università, con gli insediamenti delle imprese. Su questi terreni, si svilupperanno i futuri prodotti. I progettisti, studio Lucchin e Chapman-Taylor di Milano e Londra hanno confermato, col coordinatore March, i tempi. Il primo lotto, pronto in meno di due anni, con lo storico edificio ex Alumix, la mensa e la nuova struttura, il cosiddetto “monolite nero", più un garage interrato. Ai blocchi si trova il secondo edificio centrale e il risanamento esterno dell'areale. Il passo successivo, entro il 2018, sarà la predisposizione del primo edificio di ampliamento, terzo fabbricato per grandezza, le quale si insedieranno le aziende private. Un modulo che crescerà verso sud a mano a mano che le imprese chiederanno ospitalità.













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