Poste, è ancora emergenza Montagne di lettere ferme

Dopo le difficoltà durante le elezioni provinciali ora nuovi disagi durante le feste Mancano postini: in grave sofferenza piazza Mazzini ma anche il resto di Gries


di Davide Pasquali


BOLZANO. «Una catastrofe» la definiscono i postini che hanno scattato le foto pubblicate qui accanto. Il tracollo verificatosi a fine ottobre ora si sta infatti ripetendo: dopo il collasso autunnale causa elezioni provinciali, il centro di smistamento di via Resia è ancora sommerso di corrispondenza inevasa. Montagne di corrispondenza ferma. Colpa del surplus di spedizioni dovuto alle festività natalizie, colpa della mancanza di postini e, a detta dello stesso personale, colpa soprattutto della riorganizzazione delle zone di recapito in città. Al Cpo di via Resia la situazione è quella - inequivocabile - mostrata da una serie di fotografie “rubate” ieri dagli stessi postini grazie ai loro cellulari: pacchi e pacchetti, riviste e cataloghi, posta commerciale; il tutto ammassato non solo sulle scaffalature ma pure a terra. Ieri, per dirne una, a fine turno giacevano ancora da consegnare lettere prioritarie spedite, da Bolzano con destinazione Bolzano, il 17 e il 18 dicembre. E c’è qualcuno che il 4 gennaio ha ricevuto un invito per un concerto tenutosi il 21 di dicembre. Sempre spedito da Bolzano a Bolzano.

Le zone maggiormente in difficoltà, come spiegano con dovizia di particolari diversi postini, indignati per la situazione venutasi a creare, si trovano in aree nevralgiche della città, in primo luogo la zona attorno a piazza Mazzini, dove sono innumerevoli anche gli studi commerciali, legali, amministrativi, assicurativi. Ma si è scoperti pure in via Cesare Battisti, in via Orazio, in via Penegal, in via Tre Santi. Però in sofferenza è un po’ tutta la città. E i motivi citati dai postini sono per certi versi sconcertanti. Piazza Mazzini sarebbe quasi totalmente priva di servizio semplicemente perché un postino è andato in pensione e non è stato rimpiazzato. Un altro è andato in paternità per un paio di mesi e non lo si è sostituito. Un altro ancora è stato trasferito a Sarentino per motivi personali.

Le zone di recapito, in città, fino a pochi mesi fa erano 67, oggi sono scese a 62. Anziché potenziare il servizio, specie nei nuovi rioni di Firmian e Casanova, fortemente in sofferenza, le zone di recapito sono state diminuite di numero e ampliate. Meno postini, con aree maggiori da coprire. A parte rare eccezioni, la maggior parte dei postini, sia part time che full time, lavora facendo straordinari non richiesti e non retribuiti adeguatamente, questo raccontano i postini, solo perché tentano in tutti i modi di consegnare le montagne di posta in giacenza.

Le scorte, ossia i postini di riserva, ci sarebbero anche, ma molte vengono utilizzate per i dintorni di Bolzano: San Genesio, Renon, Cardano, val d’Ega, Appiano, tutte zone prima separate ma oggi accorpate a Bolzano e quindi a carico del servizio del capoluogo. Inoltre, per motivi assai difficili da scoprire, i sostituti dei titolari vengono continuamente fatti ruotare, da una zona all’altra. Due giorni qui, due giorni là. Ovvio che non abbiano il tempo per imparare ad orientarsi a dovere nella tal zona. Ultimo dato di fatto assodato: il centro di smistamento automatizzato di Verona, spacciato dai vertici aziendali come panacea, in realtà pare non funzioni. Anzi, per motivi insondabili, pare che in Veneto la posta sia ferma, a montagne, quasi peggio che a Bolzano.

Chissà come la prenderà, chi ha pagato la spedizione della pubblicità commerciale, tipo la Metro, o chi si è abbonato ai periodici, tipo la Wirtschaftszeitung. Hanno pagato, ma a casa dei destinatari il cartaceo non è arrivato. Lo provano le foto.

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