Sfidanti divisi da profughi, Benko e sociale

Caramaschi e Tagnin hanno ricette diverse anche per mobilità pubblica, quote rosa e sicurezza


di Paolo Campostrini


BOLZANO. Gli avversari gentili, i concorrenti educati. Oppure i duellanti composti. Caramaschi e Tagnin hanno portato nella campagna elettorale una inedita ricerca del garbato. Sarà perché provengono da porti lontani ma tentano di arrivare a conquistare un approdo comune: il centro. E al centro non si urla. Oppure perché c'è di mezzo Baur. Che parla piano e sorride. E per farselo amico meglio dire le cose sottovoce. O infine, semplicemente, perché sono fatti così, di loro. In ogni caso Renzo Caramaschi e Mario Tagnin hanno tantissime cose che li dividono. Storia, cultura di provenienza, alleati e alleanze, visione del mondo. Ma Bolzano è una città, non una tesi. Una volta si sarebbero detti due democristiani nel profondo se non di tessera. Il che significa, a volte, provare a conciliare l'inconciliabile perché la politica è l'arte del possibile e se una cosa si può fare si fa. Cosa c'è di più complicato che tenere insieme i Verdi e Della Ratta o Sandro Repetto e la Lorenzini? Oppure, dall'altra sponda, Salvini e Urzì o Puglisi Ghizzi e la Gardini? Ci sono, quindi, alcune questioni che condividono e altre, tante, che no. Ma, visto che i programmi si conoscono, proviamo a metterle in fila, ben sapendo che sono circondate da mille distinguo, diversi modi per attuarle, contesti di altri mondi.

Cinque, sei cose che li uniscono, oltre allo stile: il sì all'aeroporto, la necessità di rilanciare l'economia, la inevitabilità della tangenziale, il sì al Virgolo, il no alla funivia Talvera-San Genesio, i rapporti da riequilibrare con la Provincia. Cinque, sei cose che li dividono ma proprio senza se e senza ma? Le quote rosa, la sicurezza, Benko, la questione dell’accoglienza (immigrati-Brennero), la mobilità pubblica, il sociale. Le prime sono legate da una comune visione sulle necessità infrastrutturali del capoluogo. «Io dico sì alla pista - ha detto più volte Caramaschi - perché ne vedo la necessità economica. I Verdi dicono no perchè ne vedono le criticità ambientali». Ma il candidato del centrosinistra coglie un filo che tiene insieme aeroporto- rilancio del Virgolo-tangenziale ed è quello che li collega al rilancio anche economico e non solo all'isolamento da scongiurare incrementando i collegamenti. In questo anche Mario Tagnin coglie gli elementi che lo legano al mondo delle imprese, cui il centrodestra è sempre sensibile. Sullo squilibrio da ricomporre tra le risorse provinciali e quelle municipali Tagnin ha buon gioco nel rilevare in ritardi delle precedenti amministrazioni Pd e soprattutto del cattivo rapporto col Consorzio dei Comuni che ha penalizzato la città. Ma anche Caramaschi è costretto a dire «sì, bisogna recuperare terreno». Perché le criticità sono evidenti. Netta la distanza invece sul caso Benko dopo l'outing negativo di Caramaschi. Nettissima quella sulle quote rosa ("un'opportunità" per l'uno, "un attacco al merito" per il centrodestra); ancora di più l'inconciliabilità sul dramma dei migranti, le strategie per affrontarlo, la logistica da mettere in atto, i rapporti col l'Austria e la valutazione sul caso Brennero («non è colpa degli austriaci» ha detto Salvini). E poi la sicurezza che la destra vuol garantire solo con «l'azione» e la sinistra anche con la «prevenzione». C'è l'accettazione delle telecamere da quella di Caramaschi è sfumata mentre Tagnin e suoi hanno sempre spinto per i controlli tv. Sul sociale il «nessuno deve restare indietro» di Caramaschi traccia una linea, mentre «prima i bolzanini» sulle magliette di Piazza Municipio ne traccia un'altra. Sul trasporto pubblico il Pd vuole una Sasa "in house" mentre la destra non vedrebbe male anche un diverso futuro. Questo lo schema tra i due. Ma quando entreranno in campo Svp o Verdi, le priorità potrebbero cambiare.

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