Spagnolli sulle slot: costretti a fare multe, Roma non si muove

Intervistato da Oliviero Beha sprona la politica nazionale. Il ministro Balduzzi: «Ha ragione, regole da cambiare»


di Davide Pasquali


BOLZANO. «Un caso davvero molto interessante, esemplificativo, per tutta la politica nazionale». Così lo ha definito il conduttore televisivo. Per questo ieri mattina Bolzano e le sue slot rimosse dai bar sono finite a “Brontolo”, la trasmissione di Oliviero Beha su Rai Tre nazionale. «Roma non si muove, ma io devo tutelare i miei concittadini», ha spiegato Luigi Spagnolli ai microfoni della Rai. «Ha ragione, è ora di sedersi a un tavolo per riscrivere le regole», gli ha fatto eco in studio il ministro della Salute Renato Balduzzi. Spagnolli ha anche raccolto il plauso dell’ex procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso, ora capolista del Pd in Lazio per il Senato.

«Abbiamo fatto la legge, ora spero che tutti i Comuni la applichino». Questo l’incipit del servizio girato a Bolzano giovedì scorso dalla troupe di Brontolo. A parlare è Luis Durnwalder. A seguire il sindaco Spagnolli: «L’obiettivo non è incassare sanzioni. L’obiettivo è di sensibilizzare la comunità nazionale e locale su un problema che lo Stato non vuole affrontare e non vuole risolvere». I bar, ha poi sintetizzato al microfono Mirco Benetello di Confesercenti, «hanno ricevuto l’ingiunzione di rimuovere le macchinette. Metà le hanno già rimosse, metà invece le hanno lasciate. Consentendo per altro alle sale giochi di lasciarle come pure ai tabacchini».

L’inviato di Beha, Adorno Corradini, per toccare con mano si reca in via Torino. Il barista: «Volevo dormire tranquillo la notte, ho tolto le macchinette. Però sarò il primo a fare ricorso. Io ho una sala giochi a 3 metri, il tabacchino a 50. È proprio una porcheria!». E infatti, fra il bar e la sala giochi ci sono solo 5 metri. Lo prova camminando l’inviato. «La competenza normativa della Provincia - replica Spagnolli - riguarda i pubblici esercizi e non le tabaccherie e io che devo obbedire alle norme, se non c’è una legge che riguarda le tabaccherie, non posso toccarle». Sfilano altri baristi intervistati. Il primo: «Non le togliamo, sono un sostegno finanziario, sono nascoste, ci giocano solo pensionati, niente ragazzini». La seconda: «Io avevo due macchinette, ci riuscivo a pagare l’affitto del bar». Il terzo: «Una Provincia autonoma come la nostra ha voluto andare sopra le leggi dello Stato, danneggiando aziende che esistono da 70 anni e avevano investito dei soldi. Eliminiamo piuttosto le sale giochi». «Tutti faremo ricorso», spiega un altro barista. Altra replica di Spagnolli: «Noi abbiamo la nostra legge provinciale, ma la normativa nazionale non è sulla stessa linea . È evidente che ci saranno dei ricorsi, li avevamo messi in conto. Sappiamo che c’è il rischio di perdere. Però, come sindaco, io ho o non ho il dovere di cercare di affrontare i problemi della mia comunità?».

In studio Oliviero Beha stuzzica il ministro Balduzzi, il relatore dell’omonimo decreto sulla Salute, che doveva rivoluzionare il settore del gioco d’azzardo e invece si è limitato a pochi palliativi. Balduzzi spiega che le esigenze del ministero delle finanze non si sono potute ignorare. Motivo per cui è saltato il limite dei 500 metri dai luoghi sensibili. Ma Balduzzi commenta anche le affermazioni del sindaco Spagnolli: sono in linea con le intenzioni iniziali del governo Monti di fare qualcosa in più per contrastare la ludopatia. «Una delle principali linee di marcia era di permettere ai sindaci qualche potere in più, nel senso di prendere delle decisioni per quanto riguarda l’allocazione delle sale giochi. Credo però che su questo sia davvero necessario aprire un forte dibattito nazionale. Forse la campagna elettorale potrebbe finalmente parlare di contenuti».

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