Tangenti Ipes: tornano al lavoro altri quattro impiegati sospesi

Si tratta di Tiziana Andreotti, Brigitte Bagozzi, Paolo Nascimbeni e Roberto Rebecchi. Tutti, lo scorso 18 giugno, erano stati sospesi per un mese dal giudice Silvia Monaco a titolo cautelare, su richiesta della Procura della Repubblica



BOLZANO. Gli uffici dell’Ipes stanno tornando ad affollarsi. Dopo la revoca della sospensione di un mese disposta per Valter Boldrin, i giudici del tribunale del riesame hanno scelto la stessa strada anche per gli altri quattro impiegati sospesi cautelativamente. Si tratta di Tiziana Andreotti, Brigitte Bagozzi, Paolo Nascimbeni e Roberto Rebecchi. Tutti, lo scorso 18 giugno, erano stati sospesi per un mese dal giudice Silvia Monaco a titolo cautelare, su richiesta della Procura della Repubblica. Ora, per tutti, il provvedimento è stato cancellato. La decisione del tribunale del riesame non è stata ancora ufficializzata ma, come ha fatto presente ieri in apertura di udienza il presidente Edoardo Mori, l’indirizzo del tribunale (esplicato per il ricorso di Valter Boldrin) non può che trovare identica applicazione per tutti e cinque gli indagati.
Dopo l’ordinanza emessa per la posizione Boldrin, la stessa Procura della Repubblica avrebbe probabilmente dovuto intervenire per chiedere la revoca della sospensione di tutti gli impiegati inquisiti. In effetti i motivi con cui il tribunale del riesame ha accolto il ricorso Boldrin (curato dall’avvocato Marco Ferretti) non erano riferiti alla singola posizione della persona indagata quanto piuttosto al sistema di considerare processualmente giustificati provvedimenti che giustificati non sono, soprattutto in relazione al pericolo di inquinamento prove e reiterazione del reato.
Principi a cui, inevitabilmente, il tribunale del riesame si è richiamato sia per l’indagato Boldrin che per gli altri. In effetti i giudici rilevarono l’assoluta assenza di esigenze cautelari che possano giustificare un provvedimento così pesante. Le misure cautelari e quelle interdittive - aveva scritto il giudice Mori nell’ordinanza di ieri - sono soggette agli stessi limiti di applicabilità in quanto «non possono essere applicate a cuore leggero e senza utilità alcuna». Partendo da questo presupposto giuridico, il giudice Mori aveva rilevato che la sospensione dal lavoro disposta dal giudice non trovava alcuna giustificazione.
Il riferimento alla possibile reiterazione del reato (concorso in corruzione) da parte dell’indagato era stato considerato dal giudice decisamente poco credibile. «Di certo il pubblico impiegato scoperto a commettere illeciti - scriveva il giudice Mori - non è in grado di continuare a commetterli all’interno della pubblica amministrazione e proprio non si comprende perchè dovrebbe essere portato a continuare in modo inconsulto nella propria azione criminosa». Nell’ordinanza, il presidente del tribunale del riesame aveva rilevato che «le misure cautelari sono soggette a precise condizioni di ammissibilità che il legislatore ha posto come molto restrittive e che devono essere interpretate in modo restrittivo, così come ogni norma che incide sulle libertà del cittadino».
Principi che ora il tribunale ha correttamente richiamato anche per gli altri quattro impiegati che erano stati colpiti dal provvedimento di sospensione cautelare del giudice Monaco.
E’ probabile che la decisione del tribunale venga ufficializzata già questa mattina e che tutti gli impiegati possano rientrare al lavoro negli uffici Ipes già a partire da lunedì. L’altro giorno Valter Boldrin è tornato regolarmente alla sua scrivania ed ora l’istituto sarà anche costretto a corrispondergli la parte di stipendio che nella fase della sospensione non gli era stata elargita.
Fino alla conclusione della vicenda penale, i cinque impiegati indagati potranno dunque restare tranquillamente al loro posto. E solo successivamente all’esito del processo penale l’Ipes deciderà se procedere o meno anche ad un possibile procedimento disciplinare interno.
Nel frattempo l’istituto ha provveduto a sospendere a dempo indeterminato Peter Kritzinger, uno dei due funzionari ancora in carcere (l’altro è Stefano Grando). Kritzinger è indagato per corruzione e resterà in carcere sino al 19 agosto.

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