il caso

L’Enpa: “Inattuabile la deportazione in massa degli orsi trentini”

“Pronti a portare le nostre proposte al tavolo ministeriale. Chiamate persone con poca competenza e vicine ai cacciatori”



TRENTO. Prevenzione, dissuasione, informazione. Sono i principi-cardine a cui si ispira il piano che l'Ente Nazionale Protezione Animali sta mettendo a punto in queste ore per affrontare e risolvere realmente i problemi di convivenza con gli orsi del Trentino. Un piano, quello di Enpa, articolato e organico che considera non soltanto i legittimi diritti dei plantigradi, ma anche le altrettanto legittime preoccupazioni di una parte della popolazione trentina. "Al di là delle ovvie implicazioni etiche, il progetto di deportare in massa 70 orsi è irrealizzabile", spiega Carla Rocchi, presidente nazionale Enpa, che prosegue: "Ma soprattutto non risolve il nodo di fondo della questione: per più di dieci anni la provincia autonoma di Trento ha fatto poco o nulla per migliorare la convivenza con i plantigradi. Dunque, anche ipotizzando per assurdo che fosse possibile trasferire gli orsi, progetto cui ci opponiamo, i problemi sono destinati a ripresentarsi fin dall'indomani".

Per questo, l'Ente Nazionale Protezione Animali ha chiesto ufficialmente di partecipare e di presentare le proprie proposte al tavolo convocato dal ministro dell'Ambiente. "E' davvero singolare che dal tavolo ministeriale sia stato deciso di escludere le associazioni animaliste come Enpa. Vale a dire proprio uno di quegli attori che, per vocazione e per la sua mission istituzionale, dovrebbe avere voce in capitolo. Ma - conclude Rocchi - trovo ancora più strano che sugli orsi del Trentino siano state chiamate ad esprimersi personalità con poche o nessuna competenza in materia e che in alcuni casi risultano peraltro assai vicine ai cacciatori e agli allevatori più intolleranti verso gli orsi e le altre specie selvatiche".













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