Buoni pasto, proteste anche a Merano: i margini sono risicati 

Dopo le liti a Bolzano, la denuncia del titolare del “Giardino” «Commissioni alte e ritardi nei pagamenti: ora basta»


di Simone Facchini


MERANO. Anche a Merano è bagarre sui buoni pasto. Dopo le lamentele dei ristoratori bolzanini sui costi eccessivi e il caso della pizzeria La Grolla, sempre nel capoluogo, che ha annunciato di decurtare il valore dei buoni del 20% pena non poterli più accettare, in riva al Passirio è Gianni Amici, titolare del ristorante caffè Giardino, a ribollire di rabbia. A farlo sbottare è un episodio che, se non riuscirà a risolvere, lo farà propendere per l’abbandono di questo tipo di business. Delle ultime quattro fatture inviate, le due dal maggiore importo - si tratta di circa 7 mila euro ciascuna - non gli sono state pagate. «Affermano che i tagliandi non sono mai arrivati a destinazione - racconta il ristoratore - ma posso provare il contrario. Per fare valere le mie ragioni ora mi vedo costretto a rivolgermi all’avvocato. Se non dovessi riuscire a ottenere quanto mi spetta, non ritirerò più i buoni pasto. Mi spiace per i tanti clienti che ne usufruiscono, ma così non si può proprio andare avanti».

Al Giardino, fra gli altri, vanno a mangiare con i voucher i volontari della Croce rossa e dei pompieri, i dipendenti dell’Inps e dell’Inail, collaboratori di diverse aziende. Tante persone. «Negli ultimi anni – continua Amici - sono aumentate vertiginosamente le commissioni, e assieme sono state incrementate le gabelle per noi ristoratori, digitali o meno. A volte si fa addirittura fatica a comprendere di che voci si tratta. Non da ultimo, le fatture vengono pagate dalle società mesi dopo. Oppure, come nel caso nel quale mi sono ritrovato, non vengono pagate affatto».

Il titolare del Giardino denuncia un problema sul quale stanno lavorando le associazioni di categoria. «Un problema serio da risolvere al più presto – esorta ancora Amici –, le tante proteste degli ultimi tempi ne testimoniano la gravità. Purtroppo non riceviamo nessuna sponda dagli enti che forniscono i voucher ai dipendenti: nel momento in cui hanno assegnato l’appalto, se ne disinteressano. Qualora avessimo il loro sostegno forse sarebbe più facile evitare il verificarsi di certe situazioni oppure trovare qualche soluzione. Così invece le ditte che si occupano di buoni pasto partecipano alle gare con offerte sempre più al ribasso per aggiudicarsele e poi si rifanno sui ristoratori».

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