il caso alpitronic

Oberrauch ai contadini: «L’industria è strategica»

Il presidente di Assoimprenditori: «2.000 ettari destinati a zone produttive dove si produce il 25% del Pil. Ai frutteti 20mila ettari ma l’agricoltura produce solo il 5%»


Massimiliano Bona


TERLANO. Monta il caso Alpitronic, l’azienda hi-tech che nel breve-medio periodo si insedierà a Terlano. La Provincia ha già modificato il piano urbanistico del Comune ma i contadini stanno cercando di strumentalizzare la vicenda anche in vista delle elezioni di ottobre. Tra l’altro per Terlano quest’operazione significa anche nuovi posti di lavoro. A rispondere, numeri alla mano, ieri è stato il presidente di Assoimprenditori Heiner Oberrauch. «Dove vuole andare l’Alto Adige? Questa domanda, che oltre un anno fa, quando è iniziata la discussione sull’insediamento di un’impresa hi-tech a Terlano, il nostro Consiglio di presidenza pose a chi ricopre ruoli decisionali in Alto Adige, la riproponiamo ancora oggi. Dove vuole andare l’Alto Adige? L’Alto Adige dopo la Seconda guerra mondiale si è sviluppata da una delle più povere ad una delle regioni più benestanti d’Europa. Questo sviluppo che ha portato la nostra provincia a diventare uno dei luoghi in cui vivere più ambiti d’Europa è stato segnato dal passaggio da una società puramente rurale ad una società in cui tutti i settori – l’agricoltura, il commercio, il turismo, i servizi, l’artigianato e l’industria con le sue numerose imprese innovative e internazionali – contribuiscono alla crescita sociale ed economica. In particolare, nelle zone rurali l’industria è il principale datore di lavoro privato. Queste imprese sono fortemente legate al territorio e con la loro capacità di innovare contribuiscono in maniera determinante ad affrontare la transizione ecologica e digitale e offrono posti di lavoro che offrono prospettive di crescita ai nostri giovani».

L’industria produce il 25% del nostro Pil e si sviluppa sullo 0,3% del territorio. L’attività di queste imprese si sviluppa su una superficie che equivale solo allo 0,3 per cento del nostro territorio. Espresso in numeri assoluti: della superficie complessiva dell’Alto Adige, pari a 740.000 ettari, appena 2.000 ettari sono destinati a zone produttive. Qui si produce il 25 per cento del nostro prodotto interno lordo.
«Questo - prosegue Oberrauch - a fronte di 20.000 ettari destinati a frutteti (mele e pere) con l’agricoltura che nel suo complesso produce il 5% del Pil. L’industria genera inoltre l’80 per cento del nostro export e più del 70% della spesa in ricerca e sviluppo».

L’agricoltura è un settore economico importante che garantisce un reddito a molte famiglie. Soprattutto l’agricoltura di montagna ha un compito rilevante, che non si può misurare in termini di Pil, perché contribuisce al nostro benessere in maniera determinante attraverso la cura del territorio e del paesaggio.

«In questo contesto, agricoltura e industria si rafforzano a vicenda: i tanti contadini di montagna che possono continuare a lavorare nei loro masi grazie all’occupazione in una delle nostre imprese ne sono la prova migliore. Detto questo, dai numeri emerge un dato di fatto molto chiaro: un metro quadrato di zona produttiva genera 50 volte il Pil di un metro quadrato di meleto. Un Alto Adige innovativo ha bisogno dello sviluppo industriale, ancor più in questa fase storica segnata dalla transizione ecologica. È in gioco il nostro futuro, è in gioco la visione di un Alto Adige moderno e a misura di giovani, che offra prospettive di crescita ai nostri figli e in cui si possano continuare a finanziare servizi pubblici efficienti».
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