ANSA/ Da famiglie italiane 12 miliardi l'anno per assistere cari



(di Livia Parisi) (ANSA) - ROMA, 09 OTT - Aumentano gli anziani e i malati cronici e, insieme a loro, la cosiddetta spesa sociosanitaria, ovvero i costi per provvedere all'assistenza a domicilio, così come quella nelle Rsa, passando per le prestazioni previdenziali e i giorni di lavoro persi dai caregiver familiari. Un capitolo di spesa stimato essere per il 2017 in quasi 42 miliardi, di cui circa il 25%, ovvero oltre 12 miliardi annui, pesa sulle spalle delle famiglie italiane che devono assistere i propri cari.    Questi i numeri del report della Fondazione Gimbe, presentato oggi al 76/mo Congresso della Federazione dei Medici di Medicina Generale (Fimmg), da cui emerge "la necessità di costruire un servizio socio-sanitario nazionale".    La spesa sanitaria per le cure a lungo termine include l'insieme delle prestazioni sanitarie erogate a persone non autosufficienti che, per senescenza, malattia cronica o limitazione mentale, necessitano di assistenza continuativa. I 42 miliardi che il report Gimbe stima per il 2017 sono così ripartiti: 513,6 milioni del Fondo Nazionale per la non autosufficienza; oltre 435,5 milioni dei Fondi regionali per la non autosufficienza; 4 miliardi dai Comuni; quasi 28 miliardi di prestazioni Inps che includono pensioni di invalidità previdenziale, prestazioni assistenziali, indennità di accompagnamento, pensioni agli invalidi civili e i permessi retribuiti; infine, oltre 12 miliardi di spesa a carico diretto delle famiglie.    In particolare, di questi 12 miliardi, 5 miliardi includono i servizi regolari di badantato; 4 miliardi circa i costi indiretti per mancato reddito dei caregiver e oltre 3 miliardi di spese aggiuntive out of pocket. Escludendo dal computo la spesa per le badanti irregolari, compresa tra 6 e 10 miliardi.    Tutte queste forme di assistenza socio-sanitaria "escono dal perimetro della spesa sanitaria", spiega Nino Cartabellotta, presidente Gimbe. Inoltre, "consistono in erogazioni in denaro senza vincolo di destinazione, né sottoposte ad alcuna verifica". Di conseguenza, precisa Cartabellotta, "sfuggendo a qualsiasi meccanismo di governance pubblica, è impossibile stimare il ritorno in termini di salute di questi investimenti pubblici e privati".    Integrare la spesa sanitaria con la quella sociale di interesse sanitario, conclude, "permetterebbe di ottimizzare l'uso del denaro pubblico e di migliorare i risultati sulla salute". (ANSA).   









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