Trapianto faccia: intervento temporaneo, atteso nuovo volto



Dopo l'alternarsi di speranza e disillusione, ora è il momento dell'attesa per la donna sottoposta a trapianto di faccia sabato scorso. Dopo il problema nella vascolarizzazione che ha fatto pensare a un sospetto rigetto del nuovo volto, i medici del Sant'Andrea di Roma hanno optato per una 'soluzione ponte', con dei lembi di pelle della stessa paziente, che ora è stabile e sveglia, in attesa di un nuovo intervento.    "Come previsto dal protocollo e in attesa del nuovo trapianto - si legge in uno dei bollettini medici diffusi durante la giornata -, la paziente è stata sottoposta ad intervento di ricostruzione temporanea con trasferimento microchirurgico di tessuti autologhi (muscoli gran dorsale e serrato anteriore più innesto di cute della coscia)".    La donna, di 49 anni, non è mai stata in pericolo di vita, hanno spiegato i medici, ma nonostante l'intervento tecnicamente sia riuscito, dopo poche ore dalla fine i nuovi tessuti hanno dato segni di sofferenza nel microcircolo, un problema che con tutta probabilità è dovuto a un rigetto. Sulle cause del problema ancora non ci sono indicazioni, ha spiegato Alessandro Nanni Costa, direttore generale del Centro Nazionale Trapianti, ma nei prossimi giorni si cercherà di capirne di più.    "Ora che questa fase è stata chiusa, la paziente deve riprendersi - spiega Costa -, e nei prossimi giorni dovremo fare una sorta di audit, una 'moviola' con tutti i partecipanti per capire bene cosa è successo, se qualcosa non ha funzionato e quali eventi hanno portato a questa situazione. Dopo questo, dovremo attendere il momento adatto, verificare la situazione immunologica della paziente e procedere eventualmente con un nuovo trapianto".    Al momento quella del rigetto è l'ipotesi principale presa in esame, continua Costa, ma solo dopo questo briefing sarà possibile fare chiarezza. "In realtà non sappiamo ancora bene quale sia stata la causa del problema che si è verificato, anche se il rigetto è piuttosto comune nei trapianti, e resta l'ipotesi più probabile - spiega -. La risposta verrà dall'analisi che faremo, che ovviamente andrà fatta prima dell'eventuale nuovo trapianto".    In caso di nuovo intervento, quello della donna sarebbe il secondo caso conosciuto di persona 'con tre facce': il francese Jerome Hamon, che come la paziente romana era affetto da neurofibromatosi, ha avuto un rigetto del primo volto impiantatogli, e ha dovuto attendere due mesi in ospedale che si trovasse un nuovo donatore.   









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