Tumori: farmaco generico, Ospedale Monza risparmia 3,5 mln



(ANSA) - MILANO, 21 SET - Ha risparmiato qualcosa come 3,5 milioni di euro nel 2017, l'ospedale San Gerardo di Monza, decidendo di utilizzare il farmaco generico imatinib in luogo del suo originatore glivec, per la terapia di 220 pazienti affetti da leucemia mieloide cronica. Lo ha reso noto Carlo Gambacorti-Passerini, responsabile dell'Ematologia dell'ospedale monzese e docente all'Università Milano-Bicocca, precisando che tale risparmio corrisponde a quasi due volte e mezzo la cifra che spende l'ospedale in un anno per retribuire i 14 ematologi e due specializzandi del reparto di Ematologia.    "L'uso dei farmaci generici, ancor più dei biosimilari (che generano comunque risparmi fra il 30 e il 50%) possono veramente fare la differenza nella gestione ospedaliera - ha spiegato il professore -. Restando nell'esempio della leucemia mieloide cronica, basti pensare che il glivec fino al 2016, anno di scadenza del brevetto, costava oltre 20 mila euro l'anno per paziente. Cifra che moltiplicata per i 180 pazienti del 2016 ha raggiunto la bella somma di 3.750.000 euro. Dal 2017 l'ospedale ha deciso di passare al generico imatinib e i 20 mila euro l'anno per paziente sono di colpo diventati circa 600 euro. Se si moltiplica questa cifra per il numero dei pazienti, che nel 2017 sono diventati 220, si arriva a meno di 150 mila euro l'anno. Il risparmio finale è stato di 3,5 milioni".    L'intervento dell'ematologo monzese si riferisce a uno dei 4 punti della 'roadmap' che, in maniera congiunta ma aperta verso altre associazioni, si sono date oggi due delle associazioni di pazienti ematologici, 'Lampada di Aladino onlus' e l'Associazione Italiana Pazienti Leucemia Mieloide Cronica.    Il primo punto, ha spiegato Davide Petruzzelli, presidente della Lampada di Aladino, mette 'il paziente al centro', attraverso le sue associazioni che devono stare in prima linea nel sistema delle valutazioni e delle decisioni come "risorsa strategica meritevole di lavorare a fianco delle istituzioni".    Il secondo, 'accesso/equità', riguarda un accesso alle cure che sia omogeneo e paritario sul territorio nazionale. Terzo punto è la 'sostenibilità', cioè la creazione di meccanismi virtuosi (come appunto il ricorso comune ai generici e biosimilari) per generare risparmi che vengano poi reinvestiti a favore dei pazienti con la nascita di 'fondi sociali'. Quarto punto è 'nuovi bisogni' dei pazienti oncoematologici, che sono in costante evoluzione e dovranno essere mappati annualmente attraverso un Osservatorio sociale. (ANSA).   









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