Alla Memc 200 operai in cassa integrazione

Crisi e costi troppo alti: la casa madre potrebbe chiudere il reparto del policristallo


Maurizio Di Giangiacomo


MERANO. Circa 200 operai in cassa integrazione a zero ore già nei prossimi giorni, con la prospettiva purtroppo realistica di una chiusura del reparto di produzione del policristallo. Con un comunicato giunto nelle scorse ore, la casa madre americana ha reso ancora più drammatiche le prospettive, già fosche, per lo stabilimento Memc di Sinigo.

I sindacati si appellano alla politica. Un comunicato della corporate, tante brutte notizie: lo stabilimento di Sinigo è coinvolto in un processo di ristrutturazione globale delle attività societarie: con espresso riferimento al reparto di produzione del policristallo, che occupa circa 200 dei 550 dipendenti, è prevista la sospensione dell'attività, «in attesa di definirne la chiusura - si legge nella nota della corporate - a meno che riduzioni estremamente significative di costo vengano conseguite in tempi brevi».

Quindi si fa riferimento alla crisi del mercato del solare, con la riduzione del prezzo dei wafers che è arrivata addirittura all'80% rispetto al primo trimestre del 2009. «Abbiamo fatto piani e siglato accordi basandoci su scenari molto diversi da quello che stiamo vedendo adesso - si legge ancora nel comunicato -. Sospenderemo la produzione nel nostro impianto di policristallo a Merano in attesa di significative riduzioni dei costi».

L'azienda ricorrerà quindi alla Cassa integrazione guadagni ordinaria, che riguarderà appunto circa 200 dipendenti. Di più il direttore delle risorse umane, Andrea Marsonet, non aggiunge, imbarazzatissimo di fronte alle nostre domande, tese a capire quali siano i costi che devono calare: il costo del lavoro, o quello dell'energia, che incide come noto molto di più. Di più si evince dal comunicato diramato poco dopo dalla rsu.

Altre brutte notizie, come quella che con la sospensione dell'attività sarà interrotta anche la fornitura dell'acqua calda per il teleriscaldamento («che però non dovrebbe colpire in maniera significativa la città», commenta a caldo il sindaco Januth), e le dimissioni rassegnate dalla stesso Marsonet, con l'azienda alla ricerca di un manager temporaneo. Ma, forse, anche una risposta alle nostre domande: l'azienda ha infatti comunicato alla rsu di aver intrapreso alcune iniziative per ridurre i costi che attualmente incidono per l'80% sul prodotto finito, vale a dire la revisione dei contratti di fornitura della materia prima e quella, parziale, delle tariffe dell'energia elettrica. E forse siamo al cuore del problema, se è vero, come è vero, che i rapperesentanti sindacali hanno chiesto un incontro con le autorità politiche provinciali e comunali.

La rsu Memc non lesina comunque critiche alla stessa corporate, «che solo alcune settimane fa ha comunicato notizie rassicuranti sul futuro del gruppo, dell'impianto di Merano, dei livelli occupazionali - scrivono i sindacati -. Ora scopriamo di essere sul Titanic ed è colpa dei lavoratori. È inaccettabile».

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