Pedofilia: il clero altoatesinoappoggia il vescovo sulla tolleranza zero

il clero altoatesino condivide la linea della tolleranza zero del vescovo Karl Golser che ha esonerato dall’incarico il parroco di Pennes, Sonvigo, Riobianco (Sarentino), accusato di abusi sessuali negli anni ’60 e ’80 su 4 bambine



BOLZANO. Ufficialmente il clero altoatesino condivide la linea della tolleranza zero del vescovo Karl Golser che, l’altro giorno, con un provvedimento shock ha esonerato dall’incarico il parroco di Pennes, Sonvigo, Riobianco (Sarentino), accusato di abusi sessuali negli anni ’60 e ’80 su 4 bambine delle prime classi elementari: due a Fié e due in Val di Vizze. Don Alois Kranebitter, 74 anni, ha ammesso le violenze e vivrà in una struttura senza contatti con minori. Una decisione quella del vescovo destinata a far discutere dentro e fuori la Chiesa.
Nella stragrande maggioranza, credenti e non apprezzano la linea della trasparenza e della verità inaugurata da Golser con l’apertura di un sito in cui si invitano le vittime a denunciare eventuali abusi. Chi però in Val Sarentina, in questi tre anni, ha apprezzato don Kranebitter per quello che ha fatto oltre che per i suoi modi simpatici e alla mano, contesta la decisione del vescovo ritenuta eccessiva a distanza di tanti anni.
Pare che anche all’intero della Chiesa altoatesina non tutti condividano la nuova stagione voluta da Golser. Qualcuno preferirebbe che i panni sporchi venissero lavati a casa propria. Com’era in passato. Quando il sacerdote che aveva atteg- giamenti morbosi nei confronti dei bambini, veniva semplicemente spostato da un paese all’altro nella speranza che non “ricadesse in tentazione”. Ma, come dice nell’intervista sotto don Olivo Ghizzo, il trasferimento non risolveva il problema, semplicemente lo spostava da un posto all’altro.

Don Olivo Ghizzo (parroco di Regina Pacis, ndr), come giudica la decisione del vescovo di esonerare dall’incarico don Alois Kranebitter?
«Coerente con quello che è il pensiero del vescovo. Si tratta di una scelta sicuramente sofferta, ma precisa: va nel segno della trasparenza verso l’esterno».
E il messaggio per il clero qual è?
«Non si bara, non ci sono più coperture».
Oggi però i preti sono pochi, chi sceglie questa strada lo fa perché convinto e questo riduce i rischi.
«Li riduce, non li esclude. Non si può mai dire mai».
Lei ritiene che il clero altoatesino condivida la linea della tolleranza zero inaugurata da monsignor Golser?
«Anche tra noi ci sono smagliature e interpretazioni diverse. Questo rende, ovviamente, più difficili le scelte di Golser. Ma abbiamo un unico vescovo, non due o tre. Quindi la linea la detta lui che ha deciso di non nascondere la verità».
I parrocchiani di Riobianco, Sonvigo e Pennes però stimano molto don Kranebitter e contestano l’esonero.
«Non è la prima volta che un sacerdote viene applaudito dai suoi fedeli ed è questo che rende più complicata la decisione di un superiore».
Tra i parrocchiani c’è chi dice che non si dovrebbe andare a rivangare storie di pedofilia vecchie di 20-30 anni, quello che conta è il presente.
«Non sono d’accordo: il passato c’è e non si cancella. Del resto, cosa avrebbe dovuto fare il vescovo, dopo aver aperto un sito in cui invitava le vittime a denunciare le violenze subìte: lasciar perdere perché sono passati gli anni? Sarebbe sbagliato, perché all’esterno passerebbe il messaggio che cambiano i vescovi ma non cambia nulla».
Sempre i parrocchiani dicono: la Chiesa che parla di perdono, perché non lo concede ad un prete di 74 anni?
«È giusto perdonare, ma non si può dimenticare. In questo caso il reato è prescritto, il vescovo però non poteva non esonerarlo».
Le denunce si riferiscono agli anni in cui al vertice della Curia c’era il vescovo Gargitter.
«Gargitter era figlio di un periodo storico in cui si pensava, o meglio si sperava, che il problema si potesse risolvere spostando un sacerdote con un certo tipo di tendenze in un’altra parrocchia. Non era così purtroppo. Si spostava semplicemente il problema da un posto all’altro».
E monsignor Egger?
«Aveva l’atteggiamento del buon padre di famiglia. È stato tradito dai giovani nei quali aveva riposto le maggiori speranze. Ha sofferto molto per questo».
Il vescovo Golser ha imposto un cambio di rotta, invitando le vittime a denunciare. A distanza d’anni però potrebbe essere difficile accertare la veridicità di certe accuse.
«Le denunce vengono verificate. Ma chi si fa avanti in genere è credibile. Il reato spesso è prescritto, ciononostante la vittima ha bisogno di liberarsi di quel sopruso subìto magari tanti anni fa, ma che ha lasciato dentro una profonda ferita».

© RIPRODUZIONE RISERVATA













Altre notizie

Attualità