il lutto

Addio a Giuseppe Tinaglia, per 23 anni a capo della Cgil in Alto Adige

Tinaglia è stato protagonista delle più importanti lotte sindacali, da quelle della zona industriale alla fine degli anni Cinquanta e degli inizi degli anni Sessanta, a quelle per la Lasa Marmi e per la casa, passando per l’occupazione della Montedison agli inizi degli anni Settanta, fino alle nuove sfide degli anni Ottanta


di Mario Usala


BOLZANO. Ieri, a 95 anni, se n’è andato Giuseppe Tinaglia, figura storica del sindacato altoatesino e segretario generale della Cgil-Agb per più di vent’anni, dal 1963 al 1986.

Tinaglia è stato protagonista delle più importanti lotte sindacali, da quelle della zona industriale alla fine degli anni Cinquanta e degli inizi degli anni Sessanta, a quelle per la Lasa Marmi e per la casa, passando per l’occupazione della Montedison agli inizi degli anni Settanta, fino alle nuove sfide degli anni Ottanta

Fu il primo socialista ad essere eletto segretario generale della Cgil, succedendo a Giovanni Guastalli. Tinaglia, palermitano del 1926, arrivò a Bolzano nel 1945, all’indomani della guerra, subito dopo la ricostituzione della Cgil, nel maggio dello stesso anno. Pur molto giovane, entrò nell’Ufficio epurazioni, distinguendosi per impegno e serietà.

Giovane socialista, si iscrisse subito alla Cgil. Qui conobbe i primi segretari generali, da Silvio Flor a Natale Guasco, da Giuseppe Cestari a Silvio Bettini Schettini dai quali imparò il mestiere e con i quali i rapporti furono sempre improntati al massimo rispetto. Il primo ad accorgersi del valore di Tinaglia, già agli inizi degli anni Cinquanta, fu Giovanni Guastalli, altro grande segretario della Cgil arrivato da Siena, ex comandante partigiano. Guastalli, per fronteggiare la riduzione degli iscritti degli anni Cinquanta, individuò in Marco Garau e in Tinaglia appunto, "i più giovani, i migliori e i più adatti sindacalisti".

La riduzione degli iscritti fu dovuta anche – per ammissione dello stesso Tinaglia – "alla spietata concorrenza che ci veniva dagli altri sindacati, quando non riuscivamo neppure a entrare in fabbrica". Tinaglia non si tirò indietro: assunse su di sé più cariche, diventando segretario dei ferrovieri e della Fiom e riportando la Cgil in fabbrica, soprattutto in zona industriale. Qui i problemi riguardavano quasi sempre le Acciaierie e la Lancia: nei due stabilimenti gli operai lavoravano spesso in condizioni difficili se non impossibili; Tinaglia, attraverso una politica di accorte relazioni, anche con gli altri sindacati, riuscì a coinvolgere i politici locali, dall’allora sindaco Pasquali ai parlamentari, riuscendo spesso a scongiurare licenziamenti e a migliorare le condizioni lavorative degli operai.

Gli anni Cinquanta e Sessanta furono molto impegnativi anche sul "fronte" etnico: Tinaglia, pur ancora molto giovane, su indicazione di Guastalli, si adoperò per avvicinare al sindacato i lavoratori di madrelingua tedesca. A questo proposito, sono da ricordare le lunghissime e difficili vertenze alla Zuegg, la fabbrica di marmellate, dove i lavoratori di lingua tedesca versavano in condizioni peggiori di quelle dei colleghi italiani, pur pensando di essere pagati persino più del dovuto: "fu un grande successo", ricordò quasi cinquant’anni dopo Tinaglia, "far prendere coscienza ai lavoratori dei propri diritti".

Emblematica fu anche la vertenza alla Lasa Marmi, dove invece lavoravano solamente operai di lingua italiana e dove Tinaglia si battè per far assumere anche lavoratori di lingua tedesca. Il "rientro in fabbrica", teorizzato dall’allora segretario generale Agostino Novella, fu pienamente realizzato in provincia e oltre a riportare al centro la Cgil, fece schizzare in alto il numero degli iscritti già dai primi anni Sessanta.

Diventato segretario generale nel 1963 e mantenendo la carica fino al 1986, Tinaglia si seppe circondare di valenti sindacalisti, da Marco Garau a Sergio Costalbano, da Aldo Foldi a Walter Bernardi, aprendo al mondo tedesco con l’ingresso in Cgil di Josef Perkmann e Günther Rauch; con il loro supporto affrontò, spesso vincendole, quasi tutte le lotte sindacali e le vertenze di quei decenni. Fu molto legato a Marco Garau. Futuro segretario dei pensionati, si battè contro la riforma delle pensioni voluta dal governo nel 1968, portando a manifestare centinaia di persone davanti alla Camera del Lavoro e al piazzale della Fiera.

Da segretario generale affrontò "l’autunno caldo" del 1969 sempre a fianco dei lavoratori, mettendo a rischio la propria incolumità e rischiando persino di finire in carcere. Si preoccupò dei lavoratori di lingua tedesca, pronunciandosi e battendosi per un sindacato interetnico. Si occupò anche di bilinguismo, dichiarandosi, lui siciliano di Palermo, favorevole alla relativa indennità. Seguì e cercò di indirizzare i grandi cambiamenti economici e sociali degli anni Settanta e Ottanta che interessarono il territorio provinciale.

Fu anche consigliere comunale per il Partito socialista. Negli ultimi anni della sua vita, ancora lucidissimo, gli piaceva ricordare la più bella e appassionante lotta sindacale a cui aveva partecipato, l’occupazione della Montedison di Sinigo, tra il 1972 e il 1973.

Così la ricordò qualche anno fa: "In quell’occasione la Cgil diede il meglio di sé, e lodevole fu anche l’impegno della Cisl e della Uil. Noi occupammo la fabbrica sin dal primo giorno, non appena sentimmo le voci di chiusura, e resistemmo per quasi un anno. Cisl e Uil mi chiesero di fare il coordinatore e io lo feci. Ogni mattina io e Fabio Scacchetti (segretario a Merano) eravamo in fabbrica con gli operai a discutere di come tenere puliti e funzionanti gli impianti. Ricordo lo sciopero a Merano nell’ottobre del 1973, quando riuscimmo a portare in piazza più di 3.000 persone; fu una manifestazione unitaria e con noi sfilarono tanti cittadini comuni di entrambi i gruppi linguistici. La stessa Provincia mise a disposizione una ventina di milioni per le famiglie degli operai.

Quando tutto finì, la Montedison non solo non chiuse, ma concesse aumenti salariali e migliori condizioni di lavoro a tutti". Dopo quasi sessant’anni di attività sindacale, anche Giuseppe Tinaglia se n’è andato, preceduto qualche anno fa dal suo collega e amico Marco Garau. Cristina Masera, attuale segretaria generale della Cgil/Agb, così lo ricorda: «Giuseppe Tinaglia è stato uno dei più importanti esponenti del mondo sindacale altoatesino del secolo scorso e fa parte integrante della nostra storia; il suo impegno sindacale, la sua serietà, la sua competenza, la sua passione sono stati e saranno sempre d'esempio per tutti coloro che hanno fatto e faranno sindacato». Lascia la moglie Caterina ed i figli Francesco, Piero e Roberto.

La messa in suffragio si terrà martedì 26 ottobre, ore 10, nella chiesa San Pio X.













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