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Anche in Alto Adige la piaga dei lavoratori in nero: 27 imprese nei guai in val d'Isarco

La Guardia di Finanza ha individuato 42 lavoratori impiegati senza alcun contratto. Da molti scuse improbabili



BOLZANO. Quella del lavoro avusivo è una piaga difficile da estirpare, anche in Alto Adige. Sono già 27 i datori di lavoro che da gennaio a maggio di quest’anno sono stati sanzionati dalla Guardia di Finanza di Bressanone per aver impiegato, alle proprie dipendenze, lavoratori totalmente “in nero”.

Nella quotidiana attività di controllo economico del territorio della Valle Isarco i Finanzieri hanno individuato ben 42 lavoratori impiegati senza alcun contratto e senza che venissero effettuate le comunicazioni di instaurazione del rapporto di lavoro. Come spesso accade, gli imprenditori “pizzicati” hanno dichiarato che avrebbero impiegato il personale “in nero” solo per un primo periodo, mentre altri hanno rimpallato le responsabilità ai professionisti a cui si sarebbero affidati per la gestione delle pratiche di assunzione e che, a loro dire, sarebbero immotivatamente venuti meno all’incarico.

Lavoro nero, in valle Isarco pizzicati dalla Guardia di Finanza 27 datori di lavoro

Quella del lavoro avusivo è una piaga difficile da estirpare, anche in Alto Adige. Sono già 27 i datori di lavoro che da gennaio a maggio di quest’anno sono stati sanzionati dalla Guardia di Finanza di Bressanone per aver impiegato, alle proprie dipendenze, lavoratori totalmente “in nero”.

Tra i lavoratori non sono mancati quelli che hanno tentato rocambolesche fughe alla vista dei militari, salvo poi, una volta riacciuffati, non poter negare l’evidenza. La maggior parte dei lavoratori “in nero” è stata rinvenuta nell’edilizia, settore che, in effetti, assorbe moltissima manodopera anche nel territorio altoatesino, spesso richiedendo l’impiego repentino di un numero elevato di lavoratori.

Molti dei datori di lavoro sanzionati, alcuni dei quali provenienti da altre regioni, hanno tentato, infatti, di giustificare così, quantomeno a se stessi, la propria condotta. I lavoratori impiegati irregolarmente erano principalmente ferraioli e operai non specializzati, spesso di provenienza extracomunitaria (solo 8 su 42 di nazionalità italiana) e 15 di loro, addirittura, irregolari sul territorio. Oltre il 50% dei lavoratori era di provenienza indiana o marocchina.

L’impiego di lavoratori “in nero” è una condotta sanzionata piuttosto pesantemente: con un solo giorno di lavoro “nero” il datore di lavoro può ricevere sanzioni che superano i 3.600 euro per ciascun dipendente. A ciò si aggiunga che, laddove il numero di lavoratori “in nero” superi il 10% della forza effettivamente presente, le Fiamme Gialle provvedono a inviare una segnalazione all’Ispettorato del Lavoro, che potrà poi sospendere per alcuni giorni l’attività, con un conseguente ulteriore danno economico per l’azienda.

Si sconfina addirittura nel penale se il lavoratore impiegato “in nero” è irregolare sul territorio: infatti, a quel punto, alle sanzioni amministrative, si aggiungono gli oneri di un vero e proprio processo, che si può concludere con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa di 5.000 euro per ogni lavoratore impiegato.

Conviene davvero?

Al datore di lavoro certamente no. E nemmeno al lavoratore. Accettare di lavorare “in nero” significa non avere alcuna garanzia contrattuale, sindacale, previdenziale e assicurativa. Chi è disposto a lavorare senza regolare assunzione, spesso vive in condizioni di bisogno e sacrifica i propri diritti per poter guadagnare poco di più o per avere, in tempi brevi, un impiego, ancorché saltuario. Uno di questi percepiva, tra l’altro, il Reddito di Cittadinanza e, di conseguenza, è stato segnalato all’autorità giudiziaria. È per tutelare con il maggior vigore possibile loro, i lavoratori, che la Guardia di Finanza - facendo squadra con gli altri interlocutori istituzionali coinvolti nei controlli tra cui, in particolare, l’INPS e l’Ispettorato Provinciale del Lavoro di Bolzano - prosegue la propria attività di monitoraggio del settore, non foss’altro perché i datori di lavoro possono, se desiderano accedere ai benefici sanzionatori, mettere, finalmente, “in regola” i propri lavoratori.













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