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Anziani, famiglie in difficoltà. Mancano 400 badanti 

Nel 2020 se ne sono andate per la pandemia circa 850: le ucraine non sono tornate. Seitz (Associazione Alzheimer): «Situazione al limite per l’assistenza a domicilio.  Abbiamo 10.500 nuclei familiari che si stanno occupando dei loro anziani e in troppi casi l’assegno di cura è in ritardo»


valeria frangipane


BOLZANO. La popolazione altoatesina invecchia e purtroppo aumentano le demenze. In tutta la provincia ne soffrono 13 mila persone (250 hanno tra i 40 ed i 55 anni) e sono 1.200 i nuovi casi l’anno. Ulrich Seitz - presidente dell’Associazione Alzheimer Alto Adige e della residenza per anziani di Terlano - è preoccupato: «Abbiamo 10.500 famiglie che si stanno occupando dei loro anziani. Situazione al limite anche perché in troppi casi non sono supportate dall’assegno di cura - che tarda ad arrivare - o che quando arriva è insufficiente a coprire le spese. Speriamo che a brevissimo la situazione migliori. Difficile anche trovare badanti dell’Est in grado di gestire questi malati: dal 2020 per la pandemia se ne sono andate in 850. Sono tornate moldave e romene. Non le ucraine, circa 400, funestate dalla guerra. Fatichiamo a trovare anche badanti africane che sono sempre meno disposte a fare questo lavoro. Riteniamo dunque non più procrastinabile la creazione di un registro provinciale, un albo a cui sia possibile fare riferimento».

Seitz dice che sono sempre più le telefonate al numero verde dell’associazione (800660561): «Tantissime le richieste di aiuto a noi che prestiamo servizio come volontari. Nel 2022 sono state 2.120. Il problema maggiore è dato appunto dalla badante che non si sa come e dove reperire per questo serve l’albo, dalla grave carenza di servizi dedicati con troppe famiglie costrette ad arrangiarsi, dall’assegno di cura che arriva sempre con grande ritardo o non è conforme alle condizioni dell’assistito anche se ultimamente va un po’ meglio».

La Provincia a fine marzo ha dato infatti l’ok automatico per le circa 1400 domande - ancora aperte - presentate tra aprile 2022 e gennaio 2023. Tra pandemia e carenza cronica di personale il servizio sconta ritardi nell'accertamento dello stato di non autosufficienza con attese di sette-otto mesi. Per Seitz «non più sostenibili».

E siccome l’assegno è un sostegno mirato e necessario alle persone bisognose di cura ed alle loro famiglie, la Provincia adesso taglia le attese. L’Associazione Alzheimer chiede anche, per l’ennesima volta e con forza, che la giunta provinciale emetta un proprio piano di settore per la demenza con misure concrete, come promesso nel 2016. «E serve anche un riconoscimento economico - conclude Seitz - per tutte quelle persone, soprattutto donne, che lasciano il lavoro per accudire un familiare e che rischiano nel tempo di finire in povertà visto che si trovano senza contributi pensionistici, Occorrerebbe guardare al modello austriaco che funziona bene».

 













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