La storia

Famiglia ucraina ad Andriano: «In fuga dalle bombe dei russi» 

I due genitori con i tre figli hanno trovato riparo in Bassa Atesina grazie alla generosità di un agricoltore. Un viaggio durato due giorni: «A Leopoli ho una ditta di pulizie, spero di poter tornare al più presto al mio lavoro»



ANDRIANO. La loro storia è una delle tante, verrebbe da dire. Una delle tante fra le migliaia di profughi e di famiglie di ucraini in fuga disperata, in questi giorni, dalla guerra. In realtà, sforzandosi nel pensiero, così tanti proprio non lo sono. O meglio, per molti che ce la fanno, che raggiungono l’agognata salvezza, moltissimi sono rimasti là, a farsi bombardare, e tanti non ce l’hanno proprio fatta, vittime dell’idiozia umana.

Ecco perché, la storia di questa famiglia ucraina, proveniente da Leopoli, che ha trovato la salvezza ad Andriano, in Bassa Atesina, giungendo in Alto Adige al termine del viaggio della disperazione e della speranza, non è poi così comune, non è proprio una delle tante. E dunque è giusto, e persino bello, raccontarla.

Anche perché a propiziare la loro fuga dall’inferno ucraino è stata la generosità di un contadino altoatesino, che ha messo a disposizione dei due genitori e dei loro tre figli la casa solitamente adibita ad alloggio dei lavoratori stagionali impegnati nei campi. La loro storia l’hanno raccontata davanti alle telecamere della Rai.

Costija e sua moglie Olena, assieme ai tre figli, ora sono al sicuro circondati dai frutteti del padrone di casa, generosissimo al pari di Vasyl, cittadino originario dell’Ucraina ma da vent’anni trapiantato in Alto Adige, dove si è creato un’attività nel settore dell’esportazione di mezzi agricoli. È stato grazie a lui, alla sua intermediazione, se Costija e la sua famiglia sono potuti fuggire dall’Ucraina bombardata dai russi, avendo una meta da raggiungere e una destinazione che li attendeva a braccia aperte.

Ad Andriano le bombe sono lontane ma il pensiero è sempre lì con loro, e così pure la preoccupazione per la propria nazione, gli amici e i familiari rimasti a Leopoli. Là è rimasto l’incubo iniziato il 24 febbraio, ma il terrore vissuto giorno e notte non svanirà mai.

«Avevamo paura anche ad addormentarci perché temevamo di non sentire gli allarmi dell’evacuazione», il racconto di Olena, che già conosceva l’Italia e l’Alto Adige, visto che la madre lavora come badante a Bolzano.

«Abbiamo viaggiato due giorni - le parole del marito -, siamo partiti da Leopoli, la nostra città, attraversando Romania, Ungheria, Austria fino a giungere in Italia. Vivere era diventato impossibile».

La speranza, logicamente, è che la permanenza ad Andriano sia la più breve possibile perché ciò starebbe a significare una veloce conclusione della guerra. Una speranza che tutto il mondo nutre.

«A Leopoli ho una ditta di pulizie, spero che la guerra finisca presto e di tornare al mio lavoro, alla nostra vita», il pensiero del capofamiglia, che ha evitato l’obbligo dell’arruolamento avendo tre figli minorenni.

«Fino a qualche settimana fa non credevamo che Putin avrebbe fatto tutto questo, poi le cose sono precitate: in diversi momenti abbiamo avuto paura che ci potesse capitare qualcosa», ammette la donna, impiegata contabile in una ditta di informatica e da tempo al lavoro in smart working.

La fuga dalle bombe dei russi, raccattando in fretta e furia il minimo necessario, e affrontando un viaggio pieno di incognite e pericoli, si è concluso con la gioia soprattutto di aver portato in salvo i tre figli ma resta l’angoscia e la disperazione per ciò che sta accadendo in Ucraina.

«Ringraziamo l’Alto Adige: qui abbiamo trovato cibo, vestiti e una enorme e inaspettata generosità». GL.M.













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