Sfogo

Lo chef: «Basta, solo noi paghiamo per tutti» 

Luca Giacomel (Alpenrose): «Negozi aperti durante i saldi, bus strapieni, ragazzi senza mascherina ma a mangiare non si può andare nemmeno in assoluta sicurezza»

IL VIDEO Luca Giacomel: "Non si può andare avanti così"


Massimiliano Bona


LAIVES. Luca Giacomel, chef e titolare dell’Alpenrose di San Giacomo, ne ha le tasche piene. L’ultima ordinanza del presidente della Provincia Arno Kompatscher lo ha deluso, profondamente, e ha postato un video che è già diventato virale (oltre 1.700 visualizzazioni in poche ore). «Non ce la facciamo più - ha dichiarato con grande enfasi - ed è ora di ripartire. Di riprenderci la nostra vita. Anche al ristorante, ma in assoluta sicurezza».

Giacomel è sempre stato in prima linea, anche con progetti innovativi, come quello del dicembre 2019, quando aveva cucinato una cena di gala con 12 ragazzini della scuola primaria e della scuola media. Tra i commensali c’era anche Mohammed Lamnaour, il giovane chef di origine marocchine formatosi alla Ritz di Merano che nel 2017 vinse il reality show culinario con Cracco. Oggi è stufo, arcistufo. Vorrebbe tornare a fare il suo lavoro, senza dover pagare il conto per tutti.

Lo sfogo in un video di Luca Giacomel (Alpenrose)

Luca Giacomel, chef e titolare dell’Alpenrose di San Giacomo, ne ha le tasche piene. L’ultima ordinanza del presidente della Provincia Arno Kompatscher lo ha deluso, profondamente, e ha postato un video che è già diventato virale 

«Siamo diventati tutti matti: ristoranti e bar chiusi ma negozi aperti».

Il video dura addirittura mezz’ora. E Giacomel non perde mai il ritmo. «Negozi e centri commerciali aperti, tra l’altro, in periodo di saldi. Nelle scelte bisogna essere obiettivi e coerenti. Adesso basta! È un anno che non riusciamo a incassare un soldo. Le bollette Seab e quelle di Alperia, però, le dobbiamo pagare. Anche l’indotto legato alla ristorazione ormai è in ginocchio».

La speranza tradita.

«Due settimane fa un barlume di speranza c’era. Kompatscher, smarcandosi dal Governo centrale, aveva deciso di riaprire e aveva fatto sicuramente bene. Perché si torna indietro? Non può valere la logica del numero di tamponi: noi facciamo screening a nastro, mentre altrove fanno solo quelli essenziali e tutto resta aperto».

«C’è gente che non lavora da mesi».

«Quando si prendono certe decisioni bisognerebbe tenere conto del fatto che gli stagionali non hanno nemmeno iniziato a lavorare. C’è gente a casa. Al palo da mesi. Ci hanno indicato il 15 febbraio come data per una ripresa vera. Ma chi ci crede a questo punto?».

«Al ristorante in sicurezza per evadere».

Giacomel non mette in dubbio l’esistenza della pandemia. Ma sottolinea come al ristorante ci siano regole severe da rispettare che, a differenza di altri contesti, garantiscono il contenimento del contagio. «Gel per le mani all’ingresso, gel per le mani ai tavoli, all’entrata, prenotazioni, pagamento solo con il Pos. La verità è che noi i soldi li incassiamo dai nostri clienti perché lo Stato è latitante».

Le contraddizioni sui bus, a scuola e nei negozi.

La linea dura, sottolinea Giacomel, sembra valere solo per bar e ristoranti. «I negozi sono pieni, anche per i saldi. I bus Sasa sono stracolmi di ragazzi che vanno a scuola, tutti stipati. A scuola restano per ore tutti assieme, anche se scaglionati. Fuori dalla scuola molti di loro non indossano le mascherine. Queste cose, però, non le dice o non le ricorda nessuno». La speranza è nell’asporto e nella consegna a domicilio. «Ancora non ci hanno comunicato i dettagli. Speriamo almeno in condizioni accettabili per poter lavorare».

«Non dobbiamo mollare».

Nella parte conclusiva del video Giacomel sottolinea come non si debba mollare. Proprio adesso. «In questa fase cerchiamo di fare tutto il possibile per restare a galla».

«Speriamo almeno nell’ultima parte della stagione».

Giacomel ritorna sul 15 febbraio. «Per molti saranno i primi mesi di lavoro dell’inverno. Il mio pensiero va anche a loro. In bocca al lupo. Scusate lo sfogo ma così non possiamo andare avanti. Dobbiamo ripartire».

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