Bronzolo

Quella cava di ghiaia che mette a rischio la vipera dal corno

L’appello dell’Heimatpflege. Si tratta di una specie protetta e nei pressi del Monte Giuda c’è uno dei pochi habitat. L’associazione chiede anche con urgenza un piano provinciale delle cave. Timori anche a Laghetti per la proroga di 8 anni


Massimiliano Bona


BRONZOLO. Duro intervento, questa volta dell’Heimatpflege, sul tema dello sviluppo incontrollato delle cave di ghiaia, per le quali manca un piano provinciale. E tra i siti presi di mira ci sono in particolare quelli della Bassa Atesina, da Bronzolo a Laghetti.

A Bronzolo in particolare c’è anche il problema di difendere una specie protetta dalla Convezione di Berna come la vipera dal corno. Queste vipere, per fortuna, vengono allevate in cattività con successo per la produzione di antidoti contro il veleno e non sono quindi a rischio estinzione. Resta peraltro la necessità di difendere uno dei pochi habitat esistenti che si trova appunto in Bassa Atesina.

«Sul tema cave di ghiaia - commenta l’Heimatpflege - è necessario estendere i controlli e i monitoraggi dell’estrazione. Per esempio, la cava del Monte Giuda nel Comune di Bronzolo si trova nelle immediate vicinanze di uno dei pochissimi habitat della vipera dal corno in Alto Adige, una specie a rischio. Le dimensioni della cava di ghiaia, i volumi di estrazione e il rispetto delle misure di protezione contro il rumore e l’emissione di polveri devono essere attentamente monitorati. Devono al contempo essere garantite le misure di rinaturalizzazione previste».

La vipera dal corno, il cui nome scientifico è Vipera ammodytes, appartiene alla famiglia Viperidae e vive in Europa. Il suo curioso nome comune deriva da un’appendice carnosa che si ritrova sul muso e che la rende facilmente riconoscibile.

Benché questa appendice venga definita “corno” in realtà, essendo fatta di carne, è morbida e flessibile. La vipera dal corno ama i pendii rocciosi con vegetazione bassa e rada. Molto difficilmente vive nei boschi. tende ad avvicinarsi agli insediamenti umani ed è facile incontrarla nei vigneti, nei campi agricoli ed ovunque siano presenti muri in pietra e cumuli di macerie.

Il commercio di ghiaia è fiorente e nel solo 2021, l'amministrazione provinciale altoatesina ha esaminato ben 17 progetti per l'estrazione di ghiaia, pietra o torba. «Il problema è che il piano provinciale in materia è scaduto già nel 2015. Da allora ha regnato una nascita incontrollata di nuove cave.

Le ditte estrattrici presentano progetti che vengono per lo più esaminati e valutati indipendentemente l'uno dall'altro, come dimostrano i progetti previsti a Fiè, Fortezza e Vallelunga. L'estrazione di ghiaia e pietre è necessaria, ma allo stesso tempo costituisce un intervento massiccio nel paesaggio naturale e culturale e per i residenti locali è sinonimo di grande inquinamento acustico e di emissione di polveri. È quindi indispensabile trovare un equilibrio tra la domanda e la compatibilità ambientale e paesaggistica tramite in un piano provinciale che disciplini la materia».

La durata delle concessioni è stabilita dalla legge provinciale sulle cave. É di 10 anni e su richiesta può essere prorogata dall’assessore provinciale competente di ulteriori 8 anni. «Con periodi di attività così lunghi, la pressione e il disagio di frontisti e residenti è alto e c’è il pericolo che le cicatrici sul paesaggio non possano più essere rimarginate».

Nella cava di ghiaia di San Floriano vicino a Laghetti, nel Comune di Egna, i lavori di scavo hanno superato i confini del Parco Naturale Monte Corno e del sito Natura 2000. «Per gli abitanti di Laghetti gli effetti dell'estrazione di ghiaia sono insopportabili, a tal punto da aver già avviato una campagna di firme e ulteriori azioni contro la cava. Ciononostante, al termine della concessione previsto per settembre 2022, la concessione potrebbe essere prolungata per ulteriori otto anni. A riguardo bisogna iniziare a fare valutazioni diverse».

«Un piano provinciale delle cave e delle torbiere è urgentemente necessario», lo sostiene anche Peter Kasal, direttore dell’Ufficio Pianificazione Paesaggistica, che aggiunge: «Il piano darebbe anche sicurezza di pianificazione agli imprenditori». L'Heimatpflegeverband si unisce, dunque, all’appello della Federazione Protezionisti e ritiene assolutamente necessario che la popolazione residente nei Comuni interessati venga coinvolta già nella fase embrionale dei progetti.













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