Tragedia in bici, la Procura ha nominato un perito 

L’inchiesta. L’avvocato: «Sulla E-bike di Alexander una luce anteriore e posteriore funzionanti» «Dinamica e cause dell’incidente oggetto di indagine». Genitori solidali con l’iniziativa di Ora 


Massimiliano Bona


Ora/montagna. L’iniziativa «Luci in bici» promossa da alcuni genitori e sostenuta dal Comune di Ora è condivisa anche dal padre e dalla madre di Alexander Wolf, il tredicenne tragicamente morto sulla Statale delle Dolomiti mentre era in sella alla sua E-bike dopo essere stato urtato da un furgone di un artigiano locale.

I genitori del ragazzo tengono a precisare, peraltro, attraverso il loro legale Alexander Gasser dello studio legale Pobitzer, come «le forze dell’ordine intervenute sul luogo dell’incidente abbiano potuto comunque accertare che sulla E-bike di Alexander Wolf erano installate una luce anteriore e una luce posteriore che risultavano funzionanti».

La Procura ha nominato un perito.

L’avvocato della famiglia sottolinea come l’inchiesta, atta a ricostruire la dinamica, sia tuttora in corso.

«I genitori - continua Gasser - apprezzano l’iniziativa volta a sensibilizzare i figli, ma anche i genitori, su tutti gli aspetti legati alla sicurezza stradale. Desiderano, comunque, al contempo far presente che la dinamica e le cause del tragico incidente sono ancora oggetto di indagine da parte della Procura della Repubblica di Bolzano, che a tal fine ha nominato anche un proprio perito il cui lavoro non è ancora terminato». «Sebbene la causa dell’incidente non si possa, dunque, ricercare nella mancata dotazione della bicicletta di una luce funzionante, i genitori di Alexander si dichiarano solidali con l’iniziativa “Luci in bici”, promossa da Natalia Lazo e Petra Anhof». La campagna sulla sicurezza stradale promossa a Ora è destinata ai ragazzi di elementari e medie.















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