Il processo

«Benno era lucido quando uccise»

Per i giudici che hanno confermato l’ergastolo di primo grado il giovane odiava il padre. Negato il percorso di giustizia riparativa: non c’è stato alcun segno di pentimento. La difesa ricorrerà in Cassazione, c’è tempo fino al 13 marzo

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Paolo Tagliente


Bolzano. Ha ucciso i suoi genitori perché li odiava ed era capace di intendere e di volere quando lo ha fatto. Questo, in estrema sintesi, il cuore delle motivazioni della sentenza pronunciata nei confronti di Benno Neumair dalla Corte d'assise d'appello di Bolzano che, il 30 ottobre scorso, ha rigettato l'appello presentato dagli avvocati difensori Flavio Moccia e Angelo Polo. È stata così confermata la sentenza di primo grado con cui, il 19 novembre del 2022, il trentatreenne bolzanino era stato condannato all'ergastolo.

Benno Neumair era lucido

Nelle 93 pagine di motivazioni si legge che Benno - attualmente detenuto nel carcere di Montorio per l'omicidio volontario aggravato dei genitori Laura Perselli e Peter Neumair e la distruzione dei loro cadaveri avvenuto la sera del 4 gennaio 2021 - soffriva senza dubbio di disturbi di personalità, con tratti «narcisistici, antisociali, istrionici e passivo aggressivi», ma non di «consistenza, intensità, rilevanza e gravità tali da concretamente incidere sulle capacità di intendere e di volere». A prescindere da eventuali «scivolamenti psicotici». La Corte, si legge, ritiene «che la causa dell'azione omicidiaria sia da ricercarsi in realtà in un semplice stato emotivo di irritazione e di insofferenza verso il padre, accumulato dall'imputato nel tempo e nell'atteggiamento scontroso ormai costantemente assunto in ambito familiare». Le stesse modalità con cui il giovane ha ucciso il padre Peter Neumair e la madre Laura Perselli, secondo i giudici d'appello, «è tutt'altro che indice di una azione di mero impeto sulla base di una capacità volitiva assente o gravemente scemata». In primo grado, l'anatomopatologo Dario Raniero aveva spiegato che, nello strangolamento, «per far sopraggiungere la morte la compressione deve comunque essere mantenuta per 4-5 minuti». Per questo, secondo la Corte, «appare incompatibile con una situazione momentanea di discontrollo dovuto ad uno stato di incapacità totale o parziale di volere (infermità), in quanto dimostra la piena lucidità e forte determinazione dell'animo omicida in capo all'imputato». Da escludere, per la Corte d'assise d'appello, che Benno si trovasse in uno stato "simil onirico" (la Treccani lo definisce "transitorio offuscamento della coscienza, con allucinazioni visive e uditive simili ai sogni") quando ha ucciso la madre Laura che, secondo l'accusa, fu vittima di un agguato. Posizione basata su «una serie di incontestabili elementi oggettivi»: la telefonata tra lei e Benno alle 18.31, durata «1 minuto e 13 secondi» e il fatto che poco dopo sia tornata a casa «non intuendo minimamente quanto era poco prima successo nell'appartamento». Alle 18.29 sul pc di Benno è stato aperto un file word: «operazione che può essere stata fatta solo dall'imputato, che deve esseri quindi trovato in uno stato di piena coscienza».

Nessun pentimento

Nelle motivazioni si fa anche cenno alla richiesta di avvio di un percorso di giustizia riparativa avanzata dal condannato. Richiesta rigettata perché «la volontà manifestata da Benno Neumair non è stata supportata da alcuna documentazione, ad esempio relazioni da parte dello psicologo del carcere (...) che avvalorasse l'inizio di un percorso di presa di coscienza e di rielaborazione dell'agito». A questo, si aggiunge che «non risultano contatti, quanto meno tentati, di Benno Neumair per avviare un dialogo con la sorella Madé e con la zia Carla Perselli». I difensori hanno tempo fino a mercoledì 13 marzo per depositare il ricorso in Cassazione.













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