la mummia

19 settembre 1991, Ötzi sbuca dai ghiacci e fa il giro del mondo

La scoperta sensazionale fatta da un turista germanico L’Austria prova a tenerselo, ma la Provincia non molla


di Fabio Zamboni


BOLZANO. Domenica 22 settembre 1991 l’Alto Adige dava in prima pagina, ma senza esagerare, la notizia della scoperta di una mummia sul ghiacciaio del Similaun: «Un antico guerriero sul cammino di Messner», titolava di spalla il nostro quotidiano, cavalcando dal giorno dopo e per settimane quella che è stata la notizia più “fertile” dei suoi settant’anni di vita che quest’anno celebriamo ogni domenica rilanciando le pagine più importanti. Nessun altro evento ha avuto negli anni gli stessi sviluppi, gli stessi aggiornamenti, la stessa quantità di notizie di contorno.

Quella mummia è poi diventata il celebre Ötzi, un Iceman suo malgrado famoso come un supereroe, di fatto l’attrazione scientifica e turistica più importante dell’Alto Adige.

PAGINE A VALANGA. Quel 22 settembre, oltre al titolo in prima, il quotidiano dedicava alla scoperta l’intera terza pagina, firmata da Ezio Danieli. Il giornalista fa parlare Reinhold Messner, che in quei giorni era impegnato nella zona in una serie di scalate e che si era recato immediatamente sul posto del rinvenimento effettuato da un turista germanico, Helmut Simon.  Messner, che con Kammerlander aveva appena scalato la Palla Bianca, rivela al giornalista la sua convinzione che si tratti di una scoperta molto importante, anche se la sua analisi sull’età della mummia si rivelerà molto prudente: «Sarà un guerriero di non più di 500 anni, che fosse un guerriero lo si può dedurre dalle ferite sulla schiena». Ma naturalmente questa è soltanto la prima di una ridda di ipotesi che nei giorni seguenti impazzerà ad ogni livello, prima di arrivare ad un’analisi davvero scientifica e davvero attendibile. La valanga di pagine con cui l’Alto Adige travolge comprensibilmente i suoi lettori è impressionante: il 23 settembre il titolo in prima pagina è già a sei colonne e a caratteri cubitali: «Ecco il prigioniero dei ghiacci: guerriero o pastore?», ed Ötzi si prende subito anche le pagine 2 e 3 con tutti i particolari sul ritrovamento. Il 24 settembre altro titolo a tutta pagina in prima e poi tutta la terza, con un titolo che già prefigura il “valore” della mummia: “Un ritrovamento preziosissimo”. Gli esperti giunti dall’Università di Innsbruck cominciano a retrodatare la mummia di millenni, non più di centinaia di anni. E infatti il 25 settembre il giornale titola «Ha quattromila anni! È la scoperta del secolo», dedicando all’interno altre due pagine intere. La datazione è garantita dai reperti trovati accanto alla mummia, risalenti all’età del bronzo. Di anni, la mummia ne aveva in realtà 5000 ma alla sentenza si arriverà solo dopo qualche settimana. Il 26 settembre la notizia è che il corpo congelato del “guerriero” è sato trasportato all’Università di Innsbruck, con l’intenzione di sistemarlo, dopo le prime analisi, in un’urna di ghiaccio al museo Ferdinandeum di Innsbruck.

IL GIALLO. Ma scoppia il caso: la mummia non è stata ritrovata in territorio austriaco bensì italiano. La querelle dura alcuni giorni, mentre lo Stato italiano se ne lava le mani e molla la patata bollente alla Provincia di Bolzano. Il 27 settembre l’Alto Adige titola in prima pagina “Il giallo del confine”, dedicando al tema anche pagina 2 e 3. Il parere degli esperti s’incrocia nei corridoi e sulle pagine dei giornali, mentre e i rilievi della Finanza proseguono ancora per 48 ore, fino a quando arriva la sentenza: l’Austria ammette l’errore iniziale e accetta il parere dei topografi che la mummia è stata rinvenuta a soli 60 metri dal confine fra Austria e Italia ma comunque in territorio italiano.

UNA MINIERA D’ORO. Incominciano tutti a capire che la scoperta archeologica è destinata a diventare anche un tesoro su cui investire. E lo capisce subito anche Helmut Simon, il turista tedesco che aveva allertato le autorità, anche se Messner è sicuro che prima di lui erano arrivati sul posto altri due turisti tedeschi che non si erano però premurati di segnalare la scoperta. Insomma Simon vanta i suoi “diritti d’autore”, chiede quattrini oltre al riconoscimento ufficiale di scopritore della mummia, mentre Innsbruck fa melina per capire se davvero deve rinunciare in favore di Bolzano. Quando lo fa, per Bolzano e provincia inizia la vendemmia economica: costruendogli attorno un intero museo archeologico nel 1998, la Provincia trasforma Ötzi in una miniera d’oro. Lo scorso anno, mentre già si pensava di ampliare gli spazi museali, è stato tagliato il traguardo dei 4 milioni di visitatori, quasi il 90 per cento stranieri. In pratica una media di 250 mila persone arrivano a Bolzano per visitare la mummia del Similaun, quasi sempre all’interno di un pacchetto-vacanza. Su Ötzi si è scritto molto, e si sono realizzati spettacoli, come “Frozen Fritz” musical prodotto dalla Fondazione Teatro Comunale. E si sono prodotti anche un’infinità di gadget, dalla t-shirt al cioccolatino. Una miniera d’oro, appunto. Alla quale ha cercato di attingere anche il suo scopritore: Helmut Simon ci è riuscito dopo una lunga causa giudiziaria soltanto 17 anni più tardi, nel 2009, quando era ormai morto da alcuni anni nelle stesse circostanze della sua “scoperta”, ovvero solo e disperso dentro una bufera di neve.













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