BOLZANO

Acqua minerale, concessioni «regalate» in Alto Adige

Le grandi aziende pagano alla Provincia 7.114 euro all’anno per lo sfruttamento. Il dossier finisce alla Corte dei Conti


di Francesca Gonzato


BOLZANO. La Provincia «regala» le sorgenti di acqua minerale alle grandi ditte del settore. Sono irrisori i canoni annui fissati dalla Provincia per lo sfruttamento delle cinque sorgenti di acqua minerale presenti nel territorio altoatesino, soggette a concessioni per l’imbottigliamento. Tutte le società pagano 7.114 euro all’anno, con l’eccezione di una sorgente concessa addirittura a costo zero. Settemila euro per un business milionario. Il canone equivale al prelievo di 31 milioni di litri all’anno da ogni sorgente: acqua utilizzata non solo per l’imbottigliamento ma anche per le attività di produzione. Si tratta di cifre incredibili, fissate da una legge provinciale. Con una aggravante. L’ultimo «adeguamento» risale a pochi giorni fa, prima della fine dell’anno.

Tutte le informazioni finiranno ora in un dossier, che verrà consegnato alla Corte dei Conti. Lo annuncia Alessandro Urzì (Alto Adige nel cuore), che ha sollevato il problema attraverso una interrogazione, ottenendo dall’assessore Richard Theiner i dati aggiornati sui canoni provinciali.

«È evidente che ci troviamo di fronte a uno scandalo enorme», accusa Urzì, «Le aziende pagano cifre irrisorie, perché viene loro concesso dalla legge provinciale. Mi auguro che la Corte dei Conti prenda posizione. Le sorgenti di acqua minerale sono un bene pubblico. È ammissibile che la Provincia rinunci a un gettito ragionevole per questo bene, visto che l’acqua viene data in concessione per uso industriale? Tutti sappiano quanto cosa una bottiglia di acqua minerale al supermercato o al ristorante. Sapere che un simile giro di affari si basa su un canone quasi nullo rappresenta uno schiaffo a tutti i cittadini da parte della Provincia».

Le concessioni per le acque minerali sono disciplinate dalla legge provinciale n.71 del 2005.

In Alto Adige esistono cinque sorgenti idonee allo sfruttamento per l’imbottigliamento. La «Plose», nel territorio di Bressanone, è concessa alla società «Fonte Plose Spa» per 7.114 all’anno. La sorgente «Terme di Brennero» (comune di Brennero) è concessa a «Fonti Terme di Brennero Srl» a 7.114 euro all’anno. La sorgente «Merano» (comune di Lana) è assegnata alla «Acquaeforst Srl) senza alcun pagamento. Il canone zero è previsto da una antica legge regionale, la n.22 del 1954.

La sorgente «Acqua dell’imperatore» (comune di San Candito) è concessa alla «Kaiserwasser Srl», sempre per 7.114 euro.

Quattro concessioni su cinque hanno il medesimo importo annuo perché tutte le concessionari rientrano nei parametri del canone minimo, calcolato in base all’acqua effettivamente prelevata. Come spiegano gli uffici: in base alla legge, «il decreto di concessione specifica la quantità d’acqua derivabile e determina il canone annuo in base alle portate medie annue concesse. L’importo del canone è così fissato: per le acque destinate all’imbottigliamento 594 euro per litro secondo, con un canone annuo minimo di 5.940 euro», che con gli aggiornamenti negli anni sono diventati sono diventati rispettivamente 711,42 euro per litro secondo e 7.114,20 euro all’anno. Si tratta di concessioni trentennali. Forse per mitigare l’impatto di cifre così irrilevanti garantite dalla Provincia a società private, Theiner annuncia che è in fase di elaborazione un disegno di legge con nuovi canoni, che «tengano conto delle quantità di acqua derivate e di una quota aggiuntiva per quella imbottigliata».

 













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