Bolzano

Aggressione alla Sport City, la condanna è una beffa 

Nel settembre 2018 il direttore Massimo Moretti fu ferito al capo e ad una mano da tre balordi. Otto mesi a uno degli imputati, ma niente risarcimento e spese legali a carico della vittima


Paolo Tagliente


BOLZANO. Il 26 settembre del 2018, era stato colpito alla testa con un pesante vaso di sottaceti e morsicato ad una mano. Quel giorno, la colpa di Massimo Moretti, direttore della cooperativa Sport City, che gestisce l’impianto polifunzionale di via Maso della Pieve, era stata quella di invitare tre balordi a non bivaccare all’interno del parco giochi. La reazione del terzetto – due uomini e una donna, tutti di origine romena – era stata violentissima, dettata forse anche dal fatto che, poco prima, dopo le più che legittime insistenze di Moretti, l’accampamento che sorgeva vicino all’area sportiva e di cui il terzetto faceva parte era stato sgomberato dalle forze dell’ordine.

A distanza di oltre tre anni, nei giorni scorsi, sono arrivate le condanne per quell’aggressione. Anzi, la condanna è una sola visto che, alla fine, solo uno dei tre imputati era finito a processo. Processo che si è concluso quasi con una beffa per Moretti: anche se l’aggressore è stato condannato a otto mesi carcere, infatti, il direttore di Sport City sa che non vedrà mai i circa sei mila euro di risarcimento che il giudice ha sentenziato gli spettino e, inoltre, ha dovuto anche mettere mano al portafoglio per pagare le spese legali.

«Sono dettagli poco importanti – spiega Moretti che con quel colpo alla testa aveva davvero rischiato grosso – perché è stato giusto denunciare quell’aggressione e anche andare avanti con il processo. Serviva dare un segnale per far capire che non siamo in terra di nessuno e che certi comportamenti sono inammissibile».

Ma c’è anche un altro aspetto su cui Moretti vuole porre l’accento perché, da quel settembre del 2018, poco è cambiato nella grande struttura sportiva di via Maso della Pieve. «Sono state installate nuove recinzioni dall’amministrazione – rivela – ma mancano ancora le telecamere nei punti strategici. Qualcuna c’è, ma l’abbiamo messa noi, a nostre spese, e sono comunque insufficienti». Sistemi di sicurezza che Moretti sa bene essere necessari. Lo sa perché quotidianamente tocca con mano quanto “vulnerabile” sia l’impianto sportivo.

«Ogni giorno – prosegue – compiamo un attento sopralluogo della struttura e, ogni giorno, troviamo i segni della presenza di estranei, durante le ore notturne. Rifiuti, piccoli vandalismi, ma anche escrementi sparsi un po’ ovunque: qualcuno si intrufola qui dentro, insomma, magari anche durante il giorno, per poi rimanere nascosto all’interno, dopo la chiusura. E così, al mattino, quando apriamo, il primo giro lo facciamo con la massima attenzione e con grande preoccupazione perché il rischio di imbattersi presenze poco gradite è più che concreto. Per questo, chiediamo anche a chi abita qui attorno di aiutarci e di chiamare noi o le forze dell’ordine nel caso in cui, durante la notte, noti movimenti strani. La struttura è della comunità e mantenerla pulita e sicura è interesse di tutti».













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