Al lager il dolore dei presidenti

Bolzano. Due presidenti insieme al muro dell’ex lager. Non era mai accaduto. Italia e Austria celebrano la pace costruita dopo le dittature. In un silenzio assoluto Sergio Mattarella e Alexander Van...


Francesca Gonzato


Bolzano. Due presidenti insieme al muro dell’ex lager. Non era mai accaduto. Italia e Austria celebrano la pace costruita dopo le dittature. In un silenzio assoluto Sergio Mattarella e Alexander Van der Bellen ieri alle 15.10 hanno chinato il capo davanti alla installazione luminosa. Hanno letto i nomi dei deportati, che si affacciano attraverso il vetro scuro e poi sfumano via. Commossi, i due presidenti. Al loro arrivo un applauso lunghissimo. Almeno trecento persone li hanno aspettati nel passaggio della memoria e sulla strada, tantissimi ragazzi, poi l’Anpi e l’Aned, le associazioni che testimoniano i partigiani e i deportati. Sui balconi dei palazzi, tante persone affacciate e tricolori. «Ma quanto è amato Mattarella?», ha chiesto sorridendo Van der Bellen a Kompatscher. Dopo la celebrazione dell’autonomia a Castel Tirolo, Mattarella e Van der Bellen, accompagnati dal presidente Arno Kompatscher e dal sindaco Caramaschi, a Bolzano hanno voluto ricordare cosa è accaduto tra le due guerre in questa terra, il fascismo e il nazismo, rendendo onore al lavoro sulla memoria e alla riconciliazione, anche tra i due Stati.

L’ex lager

Nessun discorso in via resia, era previsto solo l’omaggio silenzioso dei presidenti, con gli alpini schierati e i corazzieri del quirinale. hanno parlato i gesti. i due presidenti hanno deposto al memoriale una sola corona. sui nastri due scritte «il presidente della repubblica italiana» e «il presidente della repubblica d’austria». in silenzio hanno osservato il muro, un paio di parole sussurrate tra loro, poi via a piedi verso le auto. è lì che è partito il coro con «bella ciao», cantato da decine di persone. c’erano anche le «nonne contro la destra» con i cartelli. all’ingresso del passaggio della memoria caramaschi ha raccontato ai due presidenti il lavoro di recupero della storia del lager. caramaschi parlava in italiano con mattarella, mentre kompatscher traduceva per van der bellen.

Prima di salire sull’auto, mattarella ha salutato caramaschi: «bisogna ricordare sempre il dolore compenetrato in quel muro». in via resia, tra gli altri, il comandante delle truppe alpine claudio berto, il commissario del governo vito cusumano, l’obmann della svp philipp achammer. per caramaschi non poteva esserci giornata migliore: «una sola corona, due paesi che ricordano e superano le ferite». sofia e raphael, studenti delle scuole medie, hanno donato ai presidenti l’omaggio del comune, due sculture realizzate da alessandro cuccato e alessandra piazza, gli artigiani che hanno fuso il vetro del memoriale: due lastre, la prima con la scritta «you are» e sull’altra «my witnesses», voi siete i miei testimoni. «le due sculture trovano senso se unite, come due popoli che fanno parte di una sola europa», racconta cuccato (vetroricerca).

Il maestro Innerhofer

Mattarella e Van der Bellen alla Residenza Stillendorf in via Dei Vanga hanno commemorato Franz Innerhofer, ucciso dai fascisti il 24 aprile 1921. «È morto proprio qui?» ha chiesto Van der Bellen. Gli ha risposto Mattarella, dice Kompatscher, «il presidente era informatissimo su tutto».

Basta dittature

«Grazie per questa giornata, è stato tutto giusto così», è stato il saluto di Mattarella a Kompatscher. Di fascismo e nazismo i due presidenti hanno parlato a Castel Tirolo. «Regimi inumani, che hanno causato sofferenze indicibili alla popolazione, come le opzioni di Hitler e Mussolini, di 80 anni fa, che hanno contrapposto le persone tra loro ed hanno lacerato la società», ha detto Van der Bellen. Il fascismo, accusa Mattarella, «sferrò intollerabili attacchi ai diritti individuali e collettivi della minoranza, in un insensato tentativo di sostituzione di popoli nel nome della italianizzazione dei territori». In Alto Adige, ancora Mattarella, «l’alleanza tra nazismo e fascismo portò alla pulizia etnica: o tedeschi nel Reich o italiani in Italia». Kompatscher ha rilanciato l’appello contro i nazionalismi: «Le provocazioni cercano scientemente di gettare benzina sul fuoco». ecco perché, ancora kompatscher, «la società altoatesina deve essere in grado di rispondere all'odio e alla violenza, fisica o verbale, con il rispetto, la comprensione reciproca e la capacità di giungere a compromessi».

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