Al lago di Monticolo sono arrivate le meduse

Le hanno fotografate i sub bolzanini. Poco urticanti, non sono pericolose Il primo avvistamento di sempre in Alto Adige: «Colpa dell’uomo e del caldo»


di Davide Pasquali


BOLZANO. Meduse al lago grande di Monticolo. Sono piccole piccole, poco urticanti e dunque non pericolose per l’uomo. Ma ci sono per davvero. Le ha avvistate e fotografate domenica scorsa Andrea Falcomatà, del team Fotosub della Bolzano Sub, durante un allenamento in vista dei campionati italiani di fotografia subacquea digitale, in programma a Panarea (Sicilia) in settembre.

Il suo compare di immersioni, Massimo Morpurgo, entusiasta idrobiologo del Museo di scienze naturali, ne ha addirittura catturati due esemplari, li ha immersi in un piccolo acquario del Museo di via Bottai e siccome teneva molto a tranquillizzare i bagnanti, ieri pomeriggio ci ha infilato dentro una mano per vedere se pizzicassero o meno. Per l’Alto Adige è il primo avvistamento di sempre di questa specie: una medusa d’acqua dolce originaria della Cina.

Prima l’avviso ai naviganti: «Non sono urticanti (per l’uomo). Per esserne sicuro ho provato a farmi urticare sulle dita di una mano da due meduse che ho in acquario. Risultato: non ho sentito nulla. Ciò conferma quanto riportato in letteratura». Parola dell’idrobiologo Morpurgo. «Dunque non sono pericolose per le persone. Ergo, si può fare tranquillamente il bagno al lago di Monticolo!» Le meduse hanno cellule urticanti sui tentacoli con cui catturano i piccoli crostacei e i rotiferi di cui si nutrono. «Queste cellule urticanti non sono però in grado di provocare danni percettibili alla nostra pelle». Nel 1996, nel primo libro edito dal museo di scienze naturali di Bolzano “Tierwelt Südtirols”, una check-list delle specie animali dell’Alto Adige, l’autore Klaus Hellrigl aveva ipotizzato la presenza di Craspedacusta in Alto Adige. Ma fino a quest’anno mai nessuno le aveva viste di persona. In questa caldissima estate però, lo conferma la direttrice del laboratorio biologico di Laives, Alberta Stenico, si sono susseguite diverse segnalazioni. E allora i sub si sono mobilitati. Fotografarle è stato difficile: illuminazione scarsa, dimensioni minuscole (al massimo 2 cm), corpo semitrasparente, acqua torbida e con molta “sospensione”. Poi, basta muoversi un attimo e si genera un polverone subacqueo. E allora, addio foto. Provare per credere.

Per essere certo di aver identificato la specie, Morpurgo ha poi contattato la massima autorità nel campo, il curatore della banca dati mondiale degli idrozoi, il dottor Peter Schuchert del museo di storia naturale di Ginevra. Il quale, studiate le immagini, ha confermato l’identificazione (si veda la scheda a lato).

La Craspedacusta sowerbii, spiega Morpurgo, «è stata descritta scientificamente nel 1880 a Londra, dove è stata trovata in un laghetto di un parco cittadino. La specie è però originaria della Cina. Nello stagno londinese era arrivata probabilmente sotto forma di polipo, come clandestina su piante acquatiche».

Come sia arrivata a Monticolo, rimane un mistero. «Ma c’è stato di certo lo zampino dell’uomo». Qualcuno che ha abbandonato in zona delle piante acquatiche o dei pesci esotici, o magari, dopo essere stato a caccia di pesci siluro sul Po, ha usato la stessa canna da pesca a Monticolo. Alle larve, per sopravvivere, basta un poco di umidità...

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