Albergatrice scomparsa I dipendenti accusano

Maria Rosa Prandelli non si è fatta viva neppure per la morte del marito In 15 senza stipendio: «Vogliamo sapere che fine hanno fatto i nostri soldi»


di Mario Bertoldi


BOLZANO. Neppure la morte del marito, spentosi qualche giorno fa, ha indotto Maria Rosa Prandelli a fare ritorno a Bolzano. Gli inquirenti speravano che la donna si rifacesse viva in qualche modo. In realtà il suo destino rimane avvolto nel mistero mentre i dipendenti delle due società di gestione del Grand Hotel Carezza (in gran parte trasformato in appartamenti in multiproprietà) ieri hanno chiesto aiuto ai sindacalisti della Cgil/Agb per poter far fronte ad una situazione diventata ormai drammatica.

Le retribuzioni. Sono una quindicina i lavoratori che vantano crediti per sei/sette mesi di stipendio e ai quali per il momento è stato sostanzialmente chiesto di rassegnare le dimissioni senza alcuna certezza sugli arretrati da incassare. Si tratta dei dipendenti di due società che finiranno presto anche nel mirino della Guardia di Finanza. Si tratta della «Turiskar srl» (che gestisce la multiproprietà) e della «Club Grand Hotel Carezza srls», società a responsabilità limitata semplificata, con socio unico proprio Maria Rosa Prandelli (che gestisce i servizi). Al momento nessuno è al corrente dove la donna abbia deciso di rifugiarsi (si parla con insistenza di Zanzibar) e perchè abbia ritenuto di dover sparire nel nulla. L’auto della donna, una Nissan Micra, è stata ritrovata nel parcheggio di via Mayer Nusser. Per questo gli inquirenti sospettano che abbia lasciato Bolzano in treno per evitare di essere rintracciata sulla base degli elenchi dei voli aerei fornendo così inevitabilmente una indicazione certa della destinazione scelta. Le indagini per cercare di rintracciare la donna sono difficili. Per il momento non c’è alcuna certezza neppure sul sospetto che la donna abbia portato con sè anche del denaro indebitamente sottratto alla società di cui è ancora rappresentante legale. Nel frattempo però i quindici dipendenti abbandonati al loro destino sono disperati. C’è chi non prende lo stipendio dal gennaio scorso e c’è chi, ieri, ha raccontato di avere più nemmeno i soldi per dar da mangiare ai figli.

L’azione legale. La società di gestione dei servizi legati alla gestione del Grand Hotel Carezza (bar, ristorante, piscina, pulizia delle camere e degli appartamenti in multiproprietà) è attualmente affidata ad un parente della donna scomparsa che però non avrebbe titolo per operare sui conti aziendali. Per questo ieri il sindacato (con Cinzia Turello della Filcams turismo e servizi) ha deciso di fare un esposto alla Guardia di Finanza. Il tentativo è di muovere le acque a tutti i livelli per tutelare i lavoratori ormai nel dramma.

Sotto il profilo legale la vicenda è stata affidata all’avvocato Iuri Andriollo. «Quello che si può fare - ha puntualizzato il legale - è gestire le problematiche dei lavoratori e portare davanti al giudice le richieste di pagamento degli stipendi valutando anche la possibilità di inoltrare un’istanza di fallimento. Formalmente la persona giuridica che deve fare da controparte esiste. La società deve rispondere degli impegni assunti nei confronti dei lavoratori anche se la rappresentante legale per il momento è scomparsa. La società dovrà risponderne con il proprio patrimonio e dunque andremo ad aggredire quello». Pare che non sia la prima volta che Maria Rosa Prandelli rimanga coinvolta nel dissesto di una società. Qualche anno fa sarebbe accaduta una cosa analoga anche nella gestione di una multiproprietà a Isola di Capo Rizzuto, in Calabria. Gli accertamenti che la Cgil chiederà riguarderanno anche un fondo che i 600 multiproprietari avevano recentemente costituito (circa 60 mila euro) per far fronte ad una situazione di sofferenza di gestione. Soldi che (ma è tutto da verificare) potrebbero essere spariti.

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