All'aeroporto una strage di volatili

San Giacomo: la rete metallica sul laghetto ha ucciso anche esemplari protetti


Massimiliano Bona


SAN GIACOMO. Ambientalisti e ornitologi la chiamano «rete killer» perché negli ultimi due anni ha ucciso decine di volatili, comprese diverse specie di migratori protetti a livello europeo. È stata messa dall'Enac sopra un laghetto di pochi metri quadrati all'aeroporto che serve per raccogliere l'acqua piovana della pista dello scalo bolzanino. Ora è diventata una trappola mortale per gli uccelli che fanno tappa nella nostra regione.

Il rapporto stilato dal Wwf e dagli ornitologi della Dolomiti Bird Watching sembra un bollettino di guerra: il 12 aprile 2010 è stata trovata morta una marzaiola, il 19 aprile 2010 la stessa sorte è toccata ad un tarabuso, il 2 maggio hanno fatto la stessa fine tre diverse specie di limicoli (un piro piro boschereccio, un beccaccino e un combattente), il 17 e il 18 maggio altri due esemplari di piro piro. L'elenco è ancora lungo, ma nonostante le trattative avviate con l'Enac non è successo ancora nulla.

Luigi Mariotti del Wwf e Maurizio Azzolini del Dolomiti Bw hanno deciso allora di uscire allo scoperto chiedendo la rimozione della rete. LA RETE KILLER. All'interno dell'area aeroportuale l'Ente nazionale dell'aviazione civile, responsabile per la sicurezza dei voli, ha creato un piccolo stagno con una rete che col passare dei mesi è diventato particolarmente attrattivo per gli uccelli acquatici. L'obiettivo era di ridurre la presenza di volatili nell'area e limitare al minimo il cosiddetto bird-strike, ovvero l'impatto con gli aerei.

«Nonostante la copertura del bacino - raccontano Mariotti e Azzolini - corvi, aironi, anatre e piccoli passeriformi, sostano e si alimentano nella piccola area umida e soprattutto nei prati circostanti. In quel punto la valle dell'Adige non offre altre aree naturali, essendo circondata da coltivazioni intensive di melo, da aree urbanizzate e dalla zona industriale. I prati dell'aeroporto esercitano risultano pertantoparticolarmente attrattive per i migratori. Si crea pertanto un vero e proprio "effetto isola"».

LA TRATTATIVA. Negli anni scorsi, in diverse occasioni, alcuni birdwatchers e ornitologi che frequentano l'area per osservare gli uccelli, hanno trovato sotto la rete che ricopre il laghetto diversi volatili morti. Aironi, tra i quali un tarabuso (una specie di elevato valore conservazionistico protetta dalle direttive europee), limicoli e persino rapaci, sono rimasti intrappolati nella struttura metallica di copertura. In diversi casi sono morti di fame o dopo aver urtato la rete nel tentativo di alzarsi in volo. Il problema è stato più volte segnalato alle autorità aeroportuali, a cui è stato chiesto di garantire la sicurezza dei voli aerei considerando però al contempo gli effetti negativi sugli uccelli migratori.

La soluzione prospettata dai naturalisti era di rimuovere la rete (in realtà inutile perché non rappresenta un deterrente per i volatili) o di ricoprire il laghetto con una rete a maglie più strette. In quell'occasione i vertici dell'Enac sono parsi disponibili a trovare una soluzione. A due anni di distanza però, il problema non è stato risolto e ora c'è il timore (o meglio la certezza) che anche quest'anno altri esemplari di specie rare rimarranno intrappolati e moriranno sotto la rete killer. «È una situazione davvero inaccettabile - concludono i naturalisti - che fa capire anche ai profani quanta poca sensibilità ambientale ci sia nel gestire la sicurezza dei voli dell'aeroporto di Bolzano».

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