Il caso

Allarme bostrico in Alto Adige: boschi distrutti 

Günther Unterthiner, direttore ripartizione foreste: «La situazione è drammatica, migliaia di ettari devastati da questo insetto». La proliferazione favorita da un’estate con temperature sopra la media che sta indebolendo le piante, incapaci di rispondere agli attacchi massicci


Antonella Mattioli


BOLZANO. «La situazione è drammatica. In passato abbiamo avuto altri attacchi di bostrico, ma una situazione simile non si era mai vista prima. Nel 2021 sono stati tra i 600 e i 700 gli ettari di bosco colpiti dal proliferare di quest’insetto. Quest’anno siamo nell’ordine delle migliaia. Un bilancio più preciso lo avremo a fine stagione». Günther Unterthiner, direttore della ripartizione agricoltura e foreste della Provincia, traccia un quadro allarmante delle conseguenze di quelle “macchie marron” che stanno diventando sempre più grandi in mezzo al verde delle foreste di abeti dell’Alto Adige. Alle prese con il temibile insetto, flagello dei boschi, anche Trentino, Bellunese e Tirolo dell’est.

Cosa sta succedendo?

Il responsabile di questa situazione che non riusciamo a controllare, se non in minima parte, è il bostrico che causa la morte degli alberi. I tunnel scavati da questo insetto nella corteccia, interrompendo il passaggio della linfa, causano un indebolimento e infine la morte delle piante colpite. Le infestazioni riguardano più frequentemente alberi freschi e ancora vivi appena abbattuti o anche alberi ancora in piedi ma indeboliti.

Ma se gli attacchi di bostrico ci sono sempre stati, cos’è che rende eccezionalmente grave la situazione di quest’anno?

È l’effetto combinato di più condizioni negative. Il bostrico prolifera innanzitutto sugli alberi abbattuti: nel caso specifico dalla tempesta di vento Vaia del 2018 e dalle abbondanti nevicate successive. Nel primo caso siamo riusciti a fare un grosso intervento di rimozione delle piante cadute; per quanto riguarda invece le nevicate, non tutto il materiale è stato esboscato. Ad aggravare in maniera pesante la situazione ci si è messo anche il caldo torrido prolungato di quest’estate.

Che favorisce questo tipo di infestazioni.

Questa situazione meteo con temperature al di sopra della media del periodo sta creando un forte stress ai nostri boschi. Le piante sono indebolite e quindi rispondono con minor efficacia agli attacchi del bostrico. È come un uomo con le difese immunitarie abbassate.

In quanto tempo il bostrico può uccidere una pianta?

Se l’attacco è massiccio, in poche settimane.

Attualmente dove abbiamo le situazioni più critiche?

Praticamente in tutte le valli.

Il bostrico agisce tutto l’anno?

No. Per svilupparsi ha bisogno di una temperatura minima di 16 gradi e mezzo. E quindi il periodo d’azione va in media da aprile - quest’anno maggio - a fine settembre. Quest’estate però, causa temperature elevate e siccità, tutto gioca a sfavore del bosco e a favore del bostrico. Rischiamo di avere addirittura tre generazioni.

Cosa significa scusi?

Che a generare saranno addirittura i figli dei figli. Per cui se una femmina in media produce 100 larve; quest’anno da una ne avremo 100 mila. Cifre come queste danno la misura dell’estrema gravità della situazione e delle difficoltà ad intervenire in maniera risolutiva.

In concreto cosa si può fare?

Purtroppo poco. Le indicazioni sono innanzitutto di eliminare prima possibile le piante che sono già a terra. Poi è importante individuare tempestivamente gli alberi infestati, abbatterli e portarli via. Nel caso in cui le chiome siano già arrossate o grigie può essere preferibile, in determinati casi, lasciare le piante nel bosco a protezione di quelle ancora sane delle aree circostanti. Sono piante ormai morte, ma possono svolgere per un po’ di tempo una funzione importante. Tocca alla Forestale valutare caso per caso.

Meno alberi significa più rischi di frane, smottamenti che - come si è visto nei giorni scorsi - sono sempre più frequenti; in inverno invece aumenta il pericolo di valanghe.

L’Alto Adige ha una superficie di 740 mila ettari, la metà coperta da boschi. Il 60% delle foreste svolge una funzione genericamente protettiva; il 24% protegge case, alberghi, strade, impianti di risalita. Bastano questi numeri per dare la misura dell’importanza delle nostre foreste. Più aumentiamo i “varchi” all’interno dei boschi e più crescono i rischi di frane e smottamenti, perché non c’è più nulla che freni i movimenti del terreno, reso più instabile dalla mancanza di alberi appunto.

Possibile che l’unica arma sia praticamente solo l’abbattimento degli alberi infettati?

Ci sono dei prodotti che però non sono specifici e purtroppo hanno una serie di effetti collaterali sull’ecosistema. In pratica sono più i contro che i pro.

Una volta esboscate aree che a questo punto diventano sempre più grandi, cosa si fa?

Si piantano nuovi alberi, ma per crescere hanno bisogno di anni. Dove è necessario dunque bisogna intervenire con opere temporanee che non sono esteticamente belle da vedere oltre che costose. Dovremmo farle, ad esempio, a protezione della strada che sale a Corvara.













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