emergenza abitativa

Alloggi, un piano pubblico per offrirli a prezzi calmierati

Andriollo: «Pochi possono permettersi di comprare casa, ma soffre anche chi la cerca in affitto». L’obiettivo: «Ci pensino Comune e Provincia, non si può chiedere a un proprietario privato di ridurre il canone»



BOLZANO. La nuova frontiera per la Bolzano che ha sempre meno gente con stipendi in grado di comparsi una casa, è trovarla in affitto. E qui il privato può far poco, col carovita che troneggia come fosse una metropoli.

«Gli schemi con cui si è proceduto finora con la suddivisione dei terreni edificabili tra coop, pubblico e mercato non bastano più - dice l’assessore comunale Juri Andriollo - serve un grande piano provinciale, e con l’aiuto del Comune, per proporre alloggi a prezzi calmierati. Questo lo può fare solo il pubblico. Non si può chiedere ad un proprietario di abbassare i prezzi…»

Cosa è accaduto per arrivare a questo? Sono arrivati i numeri. Che dicono come tra dieci anni serviranno 4.500 case in più e non solo. Che gli affitti sono irraggiungibili anche per classe media sempre più schiacciata verso il basso. «Se Bolzano vuole lavoratori deve trovargli un tetto ma con gli stipendi bloccati e i prezzi di mercato in essere - insiste l’assessore al Sociale - nessuno si sogna più di comprarselo come poteva accadere qualche anno fa, ma solo di affittarselo. Nel qual caso questo piano, ormai indispensabile, deve prevedere case ma anche asili nido e infrastrutture sociali». Altrimenti? «Altrimenti Bolzano non riuscirà più ad accogliere forza lavoro ma solo ad allontanarla». Come dicono le cifre, col numero di abitanti in costante calo.

Poi c’è la questione, caldissima, degli alloggi sociali o convenzionati.

Le cifre messe sul tavolo dagli architetti

Sbetti e Morello l’altra sera in consiglio comunale dicono che in questo quadro di emergenza abitativa crescente ci sono 550 appartamenti vuoti. Nel senso di liberi, sfitti. E non di privati, che sarebbe, anche solo sul piano biecamente speculativo, comprensibile. No, pubblici. Come è possibile? «Lo è perché ogniqualvolta una famiglia lascia la sua casa, magari dopo 30 anni di vita lì dentro, Ipes deve risanarla e ristrutturarla - spiega la presidente dell’istituto, Francesca Tosolini - ma è chiamata a farlo con bandi e procedure precise. Per le quali serve tempo. Senza contare che in molti casi le gare vanno deserte perché le imprese non si presentano o i materiali scarseggiano». Insomma, il pubblico ha i suoi tempi.

«Sono decenni - commenta Toni Serafini, ex sindacalista e ex assessore all’urbanistica, archivio vivente di numeri e statistiche bolzanine - che insistiamo con l’Ipes per accelerare le procedure. Ma capisco che il pubblico non può avere la flessibilità del privato. Tuttavia, in questa fase di evidente emergenza sociale, centinaia di alloggi convenzionati vuoti sono un elemento che acuisce il disagio». A sua volta l’Ipes, che ha migliaia di alloggi a Bolzano e oltre 13 mila in provincia, negli ultimi tempi sta provando ad individuare meccanismi procedurali in grado di accelerare tempi e schemi di bando. «Da non più di un anno e mezzo - rivela Francesca Tosolini - è stato elaborato un quadro di gara che ci consente di avviare le ristrutturazioni a trenta appartamenti alla volta. Senza farne una per ogni alloggio che si è liberato». E così accelerando i tempi di una possibile riassegnazione.

Ma il risanamento è indispensabile, dopo che un appartamento è stato vissuto da intere famiglie dai 40 ai 30 anni in media. Ogni anno, e questa è un’altra cifra su cui muoversi, sono 400 gli alloggi che vengono liberati per una serie di ragioni: trasferimenti, decessi, mutamenti del quadro economico degli inquilini. Questa massa mobile non entra ed esce dalla disponibilità dell’ente come aprire o chiudere una porta. Sul fronte della richiesta, poi, restano migliaia le persone in attesa di una assegnazione dentro le tabelle convenzionate. Progetti? «Tra quello molto esteso ad Aslago, la torre a Druso est, già avviata, e l’edificio a Oltrisarco, possono arrivare tra qualche anno - spiega Tosolini - un centinaio di alloggi». Pochi, tanti? Con nessun altro terreno in assegnazione, quello che si può. «Ma - insiste Andriollo - l’unica soluzione è un massiccio intervento pubblico sugli spazi edificabili e sul mercato per calmierare gli affitti e aggirare l’impossibilità oggettiva di comprar casa da parte di una platea sempre più vasta di cittadini». P.CA.













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