“Alpini Centro”, in Tanzania per costruire la nuova scuola 

L’impegno trentennale. I ragazzi della piccola e povera comunità dei Wabena di Kipengere a breve potranno seguire corsi per diventare elettricisti, idraulici, muratori e saldatori



Bolzano. «Ma gli alpini non hanno paura» recita il testo di un famoso canto. E così, in un periodo nero come quello che stiamo attraversando, (vedi Covid-19), i veci del Centro continuano imperterriti nella loro opera benefica oltre oceano, in Tanzania, a fianco dell’instancabile missionario trentino che risponde al nome di Baba Camillo e di Padre Guido Douglas che ha preso in mano le redini della Missione di Kipengere da quando Camillo, per motivi di età e di salute, ha rallentato i ritmi. L’impegno dura ormai da oltre trent’anni e in tutto questo tempo, grazie anche all’indispensabile aiuto del Comune di Bolzano, gli alpini del gruppo Bolzano Centro, spronati e guidati da Claudio Maccagnan, hanno portato a termine una serie di progetti che hanno letteralmente cambiato la vita delle piccole comunità dei Wabena che abitano l’altopiano di Kipengere. Ponendo l’attenzione sui problemi dei giovani, che nei paesi poveri si vedono privati del sacrosanto diritto all’istruzione e senza prospettive di inserimento nel mondo del lavoro, le penne nere bolzanine hanno focalizzato il loro impegno nel campo dell’istruzione, costruendo scuole professionali e ampliando e ristrutturando fatiscenti fabbricati che ospitavano gruppi di bambini letteralmente ammassati in ambienti ristretti e malsani. L’ultimo importante impegno preso dai nostri alpini è quello di portare a termine la scuola professionale maschile della parrocchia dove si insegneranno materie tecniche. I giovani che già la frequentano, sebbene i lavori siano ancora da finire, potranno scegliere la loro professione futura. Mentre ora i corsi di specializzazione sono limitati alla falegnameria, non appena terminati i lavori, i giovani potranno frequentare corsi per elettricisti, idraulici, muratori e saldatori. Il complesso scolastico sarà così composto: in un fabbricato sono state create e attrezzate due grandi aule per l’apprendimento delle materie teoriche e l’ufficio che sarà il motore trainante dell’intero insediamento; un secondo fabbricato ospiterà gli insegnanti con le loro famiglie mentre il terzo fabbricato sul quale si sta lavorando in questo periodo ospiterà i ragazzi provenienti da villaggi lontani. Ci sarà posto per 48 di loro e le camerate saranno dotate di docce e servizi igienici. I primi due fabbricati sono già stati consegnati mentre per il convitto bisognerà attendere, stagione delle piogge permettendo, la fine di quest’anno. Le officine sono in funzione già da tempo, da quando cioè Baba Camillo oltre quarant’anni orsono è diventato parroco a Kipengere. Ora l’anziano missionario segue compiaciuto i lavori che i suoi amici alpini stanno finanziando ed è prodigo di preziosi consigli per Padre Guido, suo successore. La pandemia che ancora non ha raggiunto quello sperduto angolo di mondo, non ha spaventato nessuno e tantomeno frenato lo slancio generoso di chi da anni è sul pezzo per portare aiuti concreti laddove la miseria e l’ignoranza tengono soggiogate intere generazioni di esseri umani che hanno i nostri stessi diritti. Certo le difficoltà nei tempi a venire non mancheranno. Reperire denaro per portare a termine i progetti in atto non sarà facile in un periodo in cui tutte le attività sono sospese. Ma l’abbiamo detto: “Gli alpini non hanno paura!”

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