Alpino molesta tredici commilitoni

Il sottufficiale, 28 anni, era di stanza in Alto Adige ed è stato congedato. Contestate violenze ed estorsioni



BOLZANO. È stato posto in congedo dal Comando Truppe Alpine di Bolzano un caporalmaggiore siciliano, classe 1984, accusato di una serie di reati che vanno dalla violenza sessuale ai maltrattamenti e all’estorsione su tredici alpini.

I fatti risalgono alle prime tre settimane di luglio del 2010, quando il sottufficiale era aggregato al Settimo Reggimento Alpini di Belluno per istruire una squadra di volontari in ferma breve appartenenti in parte al Comando Tridentina delle caserme Huber di Bolzano e in parte al secondo Reggimento genio guastatori di Trento. Tre settimane da incubo per le reclute in ferma breve, sottoposte a soprusi, ricatti, violenze fisiche e psicologiche.

Accuse gravissime. Il capo d’imputazione, sottoscritto dal pubblico ministero bellunese Simone Marcon, è pesantissimo: i tredici alpini, parti offese nel procedimento penale, hanno parlato in denuncia di specifici episodi. Come bere un litro e mezzo d’acqua tutto d’un fiato, mentre i commilitoni facevano flessioni finché la bottiglia non fosse stata completamente svuotata, colpirsi reciprocamente con un bastone sull’elmetto per simulare i colpi d’arma da fuoco, colpire i compagni col calcio del mitragliatore MG, fare adunate di notte in tuta mimetica, bere quantità eccessive di superalcolici fino ad ubriacarsi. Portare in spalla l’MG 92/59 fino allo stremo delle forze. E guai a chi osava ribellarsi.

Colpire i ribelli. Chi osava ribellarsi ai soprusi, veniva accusato di diffamazione da tutta la squadra. È il caso di un alpino che ebbe il coraggio di ribellarsi, sottoscrivendo una relazione di servizio, in cui raccontava le angherie subite. In quel caso, secondo l’accusa, il caporalmaggiore avrebbe costretto tutta la squadra a sottoscrivere una relazione contro “il ribelle”, accusato di aver detto il falso e di aver diffamato l’istruttore.

Denaro estorto e videopoker.Stando alle denunce, il sottufficiale finito sotto inchiesta sarebbe stato solito ordinare ai militari di consegnargli piccole somme di denaro (4 o 5 euro) che poi andava a spendere nei videopoker. I militari per timore di ritorsioni glieli davano senza fiatare.

Atti di nonnismo. I soprusi si sarebbero spinti a beceri atti di nonnismo. Un alpino ha denunciato di essere stato costretto a farsi bruciare la peluria della schiena grazie alla fiamma sprigionata dal gas di una bomboletta spray e un accendino. Un altro ha sostenuto di essere stato costretto a lasciarsi scrivere sulla schiena, sulle spalle e sul petto: “alpino di m.”, “terrone” o “bisex”. Un militare, infine, ha sostenuto di essere stato costretto a stare per mezz’ora sotto il sole, in pieno pomeriggio estivo.

Gli abusi sessuali. Due sono gli episodi a sfondo sessuale che la procura della Repubblica contesta al caporalmaggiore. Il primo sarebbe avvenuto il 14 luglio del 2010 quando il sottufficiale avrebbe abbassato i pantaloni ad un alpino, minacciandolo di ritorsioni se si fosse mosso e dopo avergli afferrato l’organo genitale avrebbe costretto un altro alpino a scrivergli sul pene: “Questo è il mio gioco”.

Il 19 luglio 2010, in un poligono di tiro, avrebbe invece costretto, pena ritorsioni all’intera squadra, un caporale ad appartarsi dietro un cespuglio e a masturbarsi, pretendendo che gli portasse in un fazzoletto la “prova” dell’atto di autoerotismo per esibirla davanti agli altri militari. Il militare, per tutto ciò, verrà ora processato a Belluno. (ma.fi.)

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