Alto Adige nel mirino delle mafie 

Terra ricca che fa gola al crimine organizzato. Nella relazione della Direzione Investigativa Antimafia sono riportati i tentativi (sventati) di infiltrazione con la presenza di persone indagate nella composizione societaria di un’impresa attiva nel settore delle energie rinnovabili



Bolzano. Terra ricca e di confine: non è certo una novità che l’Alto Adige, da sempre, faccia gola alle organizzazioni criminali. La lotta dello Stato per evitare che queste ultime riescano ad allungare i loro tentacoli fino qui è costante e viene portata avanti con grande dispendio di energie, ma lontano dai riflettori. A dare un quadro della situazione arriva la relazione del ministero dell’Interno al Parlamento sull’ «Attività svolta e risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia» nel periodo luglio-dicembre 2018, su tutto il territorio nazionale, regione per regione.

Si scopre così che, nel territorio di Bolzano, segnali di infiltrazioni mafiose «possono essere desunti da un’informazione interdittiva antimafia emessa dal Commissario del Governo di Bolzano nel corso del 2018. Il provvedimento ha rilevato alcune anomalie nella complessa composizione societaria di un’impresa operante nel settore delle energie rinnovabili, per la presenza di persone indagate per reati ostativi, nonché titolari di imprese operanti in altri contesti regionali e già destinatarie di interdittive antimafia per la vicinanza ad ambienti della criminalità organizzata». Infiltrazioni portate avanti con indiscutibile perizia e strategia, tanto che solo grazie alla sorveglianza attenta degli organi di controllo e delle forze dell’ordine si riesce evidenziarne le tracce. Ma la lente resta puntata anche sui traffici che interessano le vie di collegamento che uniscono sud e nord Europa. «Come per la provincia di Trento, – si legge nel documento di 568 pagine – anche il territorio di Bolzano esprime un’operatività di gruppi criminali impegnati nel traffico internazionale di sostanze stupefacenti. Due distinti gruppi criminali sono stato al centro dell’indagine “Alba Bianca”, condotta dalla Guardia di finanza di Trento. I militari, il 10 settembre 2018, hanno arrestato 20 soggetti italiani e stranieri (di origine albanese, kosovara, pakistana, e tedesca), stabilmente radicati nella provincia di Bolzano ed in Baviera, i quali si approvvigionavano di carichi di marijuana dalla rotta “Albania-Germania-Italia”, e di partite di cocaina ed eroina dal canale “Olanda-Germania-Italia”. Successivamente lo stupefacente veniva inviato in altre parti dell’Italia, occultato in vani e doppifondi appositamente ricavati in dei veicoli». Il valico del Brennero e gli altri passi, però, non sono frequentati solo da trafficanti di droga. Nella relazione, infatti, si pone l’accento sulla «presenza temporanea di latitanti di mafia, i quali scelgono di spostarsi all’estero in auto, per evitare i controlli aeroportuali. Il territorio rappresenta, con i valichi, un corridoio che conduce verso la Germania, dove risultano presenti proiezioni di clan calabresi». Nel bilancio semestrale della Dia non mancano nemmeno indagini che hanno portato alla luce episodi di corruzione, ma, seppur fatti gravi e inquietanti, non sono legati all’attività della criminalità organizzata.

«Alcune attività investigative - si legge nella relazione – hanno disvelato la presenza di fenomeni corruttivi, pur senza evidenziare connessioni con ambienti mafiosi. Il 19 marzo 2018, la Guardia di finanza ha eseguito un provvedimento cautelare nei confronti di 7 persone, tra cui figura un dirigente pubblico che aveva favorito alcune aziende nell’aggiudicazione di appalti per forniture sanitarie. Più di recente, nel luglio 2018, sempre in contesti disgiunti da infiltrazioni mafiose, attività della Guardia di finanza hanno disvelato una frode fiscale di oltre 5 milioni di euro da parte di un gruppo societario di commercializzazione all’ingrosso di prodotti alimentari».

Un cenno viene fatto anche all’attività svolta nel secondo semestre del 2018 contro lo sfruttamento della prostituzione all’interno dei centri massaggi. Attività portata avanti, qui in Alto Adige come in altre aree del Paese, spesso da soggetti cinesi. P.T.

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