TENSIONI ETNICHE AD APPIANO

Alto Adige: respinte dalla discotecaperché sono ragazze italiane

Denuncia di un gruppo di teenager in una lettera al quotidiano Alto Adige: "Per farci entare ci hanno fatto domande in tedesco"



BOLZANO. «Ci hanno lasciato fuori dalla discoteca Juwel di Appiano perchè siamo italiane»: l’accusa è di un gruppo di ragazze dai 16 ai 18 anni. Smentisce il titolare della discoteca: «Solo bugie». Il titolo dell’email inviata al giornale Alto Adige è eloquente: «Rifiutate perchè italiane». Poi, nel testo, il racconto di queste teenager deluse. «Per entrare abbiamo dovuto rispondere in tedesco ad alcune domande cercando di ingannare gli addetti alla sicurezza. E questa non è la prima volta che capita. A noi dispiace molto, perchè si tratta di una delle poche discoteche dove troviamo giovani della nostra età, dai 16 ai 18 anni. Lo stesso problema c’è con gli shuttle che ci portano da Bolzano ad Appiano: a fare la differenza è sempre la lingua di chi vuol salire. Sappiamo che in giro ci sono diversi ragazzi maleducati, a prescindere dalla lingua, ma in queste occasioni siamo stati allontanati senza motivo. Questi problemi li hanno avuti i nostri genitori ultraquarantenni, è possibile che ci siano ancora oggi?». Tiziana, impiegata comunale, è la mamma di due ragazzi bolzanini, un maschio e una femmina, che sono rimasti fuori. «Se quando arrivi dici “ciao“ e non “servus“ non entri. I miei figli, come decine di altri giovani, hanno fatto la fila tre volte sebbene la temperatura fosse sotto zero. Ma poi, delusi, all’una del giorno di Santo Stefano hanno dovuto trovare un passaggio e fare marcia indietro». Il gestore del locale, Markus Regele, ha 29 anni e respinge al mittente le accuse. Sa bene che per entrare allo Juwel - ma la stessa cosa accade ogni tanto anche d’estate al Baila - c’è sempre la fila. «Nei giorni di festa c’è stata una ressa incredibile. Ma non è certo il primo anno che accade». Lo Juwel Club ha una capienza di 800 persone e, per ovvie ragioni di sicurezza, non può accontentare tutti. È lo stesso gestore, d’intesa con due addetti alla sicurezza, a decidere chi entra e chi invece deve aspettare fuori. Anche sotto zero. «Durante la settimana - spiega Regele - sono in molti a chiamarmi per riservare il posto. Si tratta, per la stragrande maggioranza, di clienti abituali, che vengono da anni e ai quali do ovviamente la precedenza. So che consumano di più e soprattutto che si comportano bene. Essendo un club la legge mi consente di decidere chi far entrare nel mio locale. Ma non ho mai deciso in base alla lingua dei clienti».













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