Ancora in zona rossa ma nessuna chiusura
I dati settimanali. Il governo conferma la classificazione, intanto l’indice Rt è sceso a 1,03 Kompatscher lascia aperte le attività. Seconde case, affondo dei Comuni: «È pericoloso»
Bolzano. Per il governo l’Alto Adige resta zona rossa. Questo il risultato del report settimanale del ministero della Salute e dell’Istituto superiore della sanità, presentato ieri con dati del periodo 11-17 gennaio (aggiornati al 20 gennaio). Tra le notizie positive, l’Rt a 1,03, in netto calo rispetto al report della scorsa settimana con indice Rt 1,5. Dati permettendo, si dovrà attendere la settimana prossima per una riclassificazione ufficiale. Ma nei fatti le attività resteranno aperte, sulla base dell’ordinanza del presidente Arno Kompatscher, che adotta le regole della zona gialla: «I numeri non giustificherebbero un lockdown». «Sarebbe un inutile danno all’economia», ribadisce l’assessore Thomas Widmann, «Il nostro obiettivo è tenere aperte il più possibile le attività, facendo in modo che non crolli il sistema sanitario». In Provincia restano convinti, prosegue Widmann, che la dichiarazione di zona rossa «sia legata a un errore sui dati». Il governo difficilmente riclassifica le regioni dopo una sola settimana, ma non importa a questo punto: è improbabile che l’ordinanza di Kompatscher venga impugnata. Con le rianimazioni scese ieri a 24 pazienti (zero nuovi ingressi), sottolinea Kompatscher, «i dati iniziano a stabilizzarsi, anche se ciò che serve è una riduzione sensibile».
Le seconde case
Sempre più forte l’allarme per l’autorizzazione del Dpcm nazionale a raggiungere le seconde case oltre regione. Si teme una escalation di contagi con l’arrivo di turisti nelle vallate. «Speriamo che il governo ci ripensi. Ne parleremo di nuovo lunedì nella Conferenza Stato-Regioni», annuncia Kompatscher. Così da Trento Maurizio Fugatti: «Se non potersi muovere vale per i turisti, non si capisce perché non debba valere per chi ha la seconda casa». Il presidente del Consorzio dei Comuni Andreas Schatzer parla per i sindaci: «Abbiamo comuni con un numero elevatissimo di seconde case con proprietari di altre regioni. Rischiamo di ritrovarci piccoli paesi raggiunti nel fine settimana da 200-300 persone».
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