Anziana raggirata, avvocato in arresto

Thomas Ladurner si sarebbe impossessato (con la badante) di 110 mila euro in qualità di amministratore di sostegno


di Mario Bertoldi


BOLZANO. Avrebbe approfittato delle condizioni psico fisiche critiche dell’anziana di cui era stato nominato amministratore di sostegno per mettere le mani sul patrimonio della donna che avrebbe dovuto tutelare e che invece era costretta a vivere in condizioni pessime. E’ molto pesante l’accusa che ha portato all’arresto di Thomas Ladurner, giovane avvocato altoatesino, collaboratore dello studio legale Zeller, uno dei più prestigiosi dei Merano. L’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari (27 pagine cariche di elementi d’accusa) è stata firmata dal giudice Silvia Monaco su richiesta del pubblico ministero Igor Secco. Il giovane legale era sotto inchiesta da alcuni mesi, da quando - cioè - la badante ucraina dell’anziana di cui lo stesso Ladurner era amministratore di sostegno (e in quanto tale pubblico ufficiale) si era presentata al Commissariato di polizia di Merano per segnalare lo strano comportamento del professionista. In sostanza la donna raccontò di essere stata nominata erede dall’anziana accudita, in età ormai avanzata, senza figli e parenti stretti. Secondo la segnalazione della badante (che si sarebbe rivolta alla polizia per chiedere un consiglio su come comportarsi) l’avvocato Ladurner le avrebbe prospettato «il grande affare» se fosse stata al suo gioco: le disse che l’avrebbe fatta nominare erede dall’anziana se avesse acconsentito a dividere la somma depositata in banca (circa 400 mila euro) e se avesse seguito tutte le sue indicazioni. I fatti ricostruiti dal commissariato di Merano (diretto dalla dottoressa Cinzia Cellucci) fanno riferimento ad un periodo che va dall’aprile 2010 a dicembre dello scorso anno. L’indagine è stata molto complessa ma ha permesso di ricostruire una serie di prelevamenti bancari dai conti dell’anziana, effettuati dall’avvocato Ladurner e contestati dagli inquirenti in quanto abbondantemente superiori alle reali necessità. In questo contesto alla badante il legale avrebbe assegnato il compito di reperire scontrini e ricevute per giustificare (almeno sulla carta) i prelevamenti. Ad ogni operazione la badante si sarebbe vista costretta a firmare una ricevuta dichiarando di ottenere in consegna una determinata somma che però in gran parte rimaneva nelle mani del legale. Nelle rendicontazioni annuali inviate dallo stesso avvocato al giudice tutelare l’impiego dei soldi spariti sarebbe stato giustificato dagli scontrini e dalle ricevute fiscali reperite dalla badante. In sostanza il sistema truffaldino era basato su un aumento fittizio delle spese apparentemente sostenute nell’interesse dell’anziana non più autosufficiente. Anche la badante avrebbe avuto il suo tornaconto immediato (oltre ad aspirare a metà netta dell’eredità finale) dato che utilizzava la tessera bancomat della nonnina per le spese più disparate, dai trattamenti di bellezza ai pieni di benzina per l’auto. In due anni e mezzo il sistema messo a punto dall’avvocato Thomas Ladurner (con la collaborazione della badante) avrebbe portato a prelevamenti truffaldini per 110 mila euro. Il piano truffaldino sarebbe entrato in crisi in quanto la badante si sarebbe resa conto che, a fronte dei ripetuti prelevamenti, il conto dell’anziana sarebbe stato gradualmente svuotato con la prospettiva di ereditare , al momento del trapasso della nonnina, una somma ormai esigua.

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