Aperture negozi, la Provincia prova a dettare le regole

Il piano della giunta: per Bolzano e Merano previste 35 chiusure domenicali. La Uil: «Ancora troppe quelle lavorative». Ma resta l’incognita del governo


di Massimiliano Bona


BOLZANO. Fa già discutere la direttiva sulle aperture e le chiusure dei negozi al dettaglio approvata ieri dalla Provincia, in attesa della sentenza della Corte Costituzionale che potrebbe cambiare nuovamente le carte in tavola aumentando la confusione che già regna in materia. La proposta - per Bolzano e Merano ad esempio - prevede 35 domeniche di chiusura obbligatoria all’anno, a cui bisogna aggiungere Natale, Pasqua e Pentecoste ma non il primo maggio e il primo gennaio. Diversa la regolamentazione prevista invece per i Comuni turisticamente molto sviluppati (con più di 300 mila pernottamenti) e per quelli di confine.

In attesa che si pronunci la Consulta resterà in vigore l’ordinamento provinciale e la giunta ha deciso di completarlo con gli indirizzi di attuazione. «Si tratta di proposte per i Comuni, che hanno ora il compito di attuarle e di decidere eventuali modifiche entro tre mesi», ha spiegato il governatore altoatesino Luis Durnwalder. Quest’impostazione di massima prevede la possibilità di tenere aperto tra le 6 e le 23 nei giorni feriali e tra le 6 e le 21 nei giorni festivi. Una distinzione, come detto, è stata fatta per i 17 Comuni classificati ad alto sviluppo turistico, nei quali le domeniche di chiusura dei negozi dovranno essere almeno 22 (oltre a Pasqua, Natale e Pentecoste), e per i Comuni di confine - Brennero, Curon, San Candido, Tubre e Salorno - dove il sindaco potrà decidere l'apertura dei negozi anche per tutto l’anno in modo tale da non penalizzare i residenti. Gli indirizzi proposti dalla giunta provinciale prevedono esenzioni per alcune tipologie di esercizi (ad esempio rivendite di giornali, negozi di fiori, aree di sosta e autogrill) e per le giornate in cui vengono organizzati mercati e fiere. Le direttive saranno illustrate nel dettaglio questa mattina dall'assessore provinciale Thomas Widmann. Critico il segretario generale della Uil Toni Serafini, secondo il quale la Provincia avrebbe già fatto più del dovuto, soprattutto per quanto attiene le domeniche. «Le dieci aperture domenicali previste da Bersani erano già più che sufficienti per la nostra realtà. Adesso si sta esagerando, oltre ad andare in controtendenza rispetto ad altre zone in cui il commercio al dettaglio è decisamente più diffuso e redditizio, come il Veneto ad esempio». Secondo la Uil sarebbe il caso di fare marcia indietro prima di arrecare danni irreparabili all’intero comparto. «Il commercio va regolamentato in maniera seria ed equilibrata, in modo tale da dare una risposta positiva ai consumatori, alle lavoratrici e ai lavoratori del settore e all’economia. La proposta approvata ieri dalla giunta provinciale non lo è». A mancare, secondo la Uil, è il confronto, la ricerca di una soluzione condivisa. «Nel merito: no all’apertura consentita anche il primo gennaio e il primo maggio e troppe domeniche di apertura. L’economia e il commercio non si rilanciano così, la qualità della vita non è legata all’apertura domenicale dei negozi e “il tempo libero” passato nei centri commerciali ci sembra in realtà la certificazione del decadimento della società». Resta da capire come reagiranno i commercianti locali che, almeno a Bolzano, hanno deciso ad ottobre di accettare (in molti) la sfida lanciata dalle grandi catene. Senza dimenticare che a metà novembre aprirà Zara, sempre in via Museo.

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