Aree, spariscono espropri e vincoli

Niente più assegnazioni alle aziende, più spazio al libero mercato


Mirco Marchiodi


BOLZANO. Come aveva anticipato all'Alto Adige, ieri l'assessore provinciale Thomas Widmann ha portato in giunta la riforma per le aree produttive. Le novità saranno inserite nella riforma generale della legge urbanistica predisposta da Michl Laimer, attesa per prima dell'estate. «L'obiettivo di fondo - spiega Widmann - è quello di ridurre i tempi. Dobbiamo arrivare ai livelli del Tirolo, dove le aziende ricevono i terreni in sei mesi. Se avessimo già avuto una normativa più moderna, un'impresa come la Leitner non avrebbe mai aperto un proprio stabilimento in Tirolo». L'obiettivo è chiaro, ma come si potrà raggiungere?

Widmann: «Abbandonando un sistema, quello degli espropri e delle assegnazioni dei terreni, che ha funzionato bene in passato ma che oggi è superato. Quella che proponiamo, è una rivoluzione». Ulrich Stofner, direttore della Bls, la società che si occupa dell'insediamento delle aziende in Alto Adige, ha lavorato alla riforma assieme a Widmann: «Oggi l'intera procedura dipende dall'ente pubblico, Comune o Provincia. Questo significa molta burocrazia e quindi tempi lunghi. Si parte con l'individuazione di un terreno e la sua trasformazione urbanistica in zona produttiva, poi si prosegue con l'esproprio e con l'assegnazione delle aree alle imprese che ne hanno fatto richiesta. È un sistema "dirigistico", tutto deciso dalla politica. In più è un sistema che privilegia, perché ci sono delle aziende che ricevono il terreno a dispetto di altre e che per questo privilegio devono assumersi gli obblighi fissati dall'articolo 49 della legge urbanistica, che sostanzialmente si possono riassumere in vincolo ventennale che vieta alle imprese di cedere l'area, di affittarla o di venderne una quota».

Chi non rispetta questi vincoli, viene sanzionato: «Ma così - dicono Widmann e Stofner - l'Alto Adige come destinazione economica non è più concorrenziale. Non solo non riusciremo a portare qui imprese da fuori, ma rischiamo di perderne altre». Da qui la necessità di cambiare: «In futuro, salvi casi eccezionali legati ad esempio ad un singolo contadino che rifiutandosi di vendere blocca un intero insediamento, non esisteranno né l'esproprio né l'assegnazione», annuncia Widmann. «E senza più assegnazione - aggiunge Stofner - non ci saranno nemmeno più vincoli». Sarà dunque dato più spazio all'iniziativa privata, pur sotto la regia dell'ente pubblico, «perché vogliamo evitare speculazioni». Funzionerà così: saranno le stesse imprese a individuare le zone in cui vorrebbero spostarsi e saranno loro a trattare coi proprietari del terreno. Poi sarà l'ente pubblico che su richiesta delle aziende deciderà se dare il via libera al cambio di destinazione urbanistica e appronterà il piano di attuazione dell'area (da solo o tramite la Bls).

«I tempi dei singoli passaggi vorrei fissarli per legge, in modo da avere i sei mesi come limite massimo», dice Widmann. Le aree di proprietà pubblica resteranno, ma solo per opere di interesse collettivo (ad esempio il parco tecnologico) o per affittarle - «a prezzo di mercato», sottolinea Stofner - alle imprese.

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