Asili, ecco le tariffe folli: 430 euro in più al mese

Il racconto di un carrozziere: «Questa legge penalizza i genitori che lavorano» La coppia (reddito di 40 mila euro) ha ridotto drasticamente le ore di frequenza


di Massimiliano Bona


BOLZANO. Quattrocentotrenta euro in più al mese per mandare la figlia Giulia (19 mesi) all'asilo - la microstruttura il “Nichelino“ di viale Europa - in una coop privata: questa è la stangata senza precedenti a cui hanno dovuto fare fronte un carrozziere bolzanino, Gianfranco Fiorindo, e la moglie Francesca che ha un lavoro part-time al 60 per cento. I due hanno un altro figlio, Matteo, di 6 anni che va alle elementari.

Ma com'è possibile che si sia arrivati ad un simile rincaro, destinato a pesare come un macigno sul budget familiare? «Il signor Fiorindo - spiega il presidente di Federsolidarietà Paolo Tanesini - ha pagato purtroppo una duplice coincidenza: l'entrata in vigore, da gennaio, delle nuove tariffe degli asili nido e dall'altra un piccolissimo aumento del reddito familiare causato dal ritorno al lavoro dopo la maternità della moglie».

Il ritorno al lavoro della madre dei due bimbi ha comportato il passaggio, per la famiglia che risiede in via Mendola, dalla tariffa minima a quella massima. Ciò comporta, in soldoni, a seconda delle ore di frequenza, una retta mensile che oscilla da 520 a 680 euro. «Una cifra impossibile da pagare - ammette Tanesini - per una coppia normale».

Già, perché la famiglia Fiorindo ha un reddito assolutamente "normale", di 40 mila euro annui e rientra nell’ampia fascia del “ceto medio”. «Da questa cifra dobbiamo defalcare 380 euro al mese di mutuo per l'appartamento, 250 euro di spese mensili per la casa, ma anche i soldi per mandare la piccola all'asilo e il figlio più grande a scuola. Senza mettere in conto le necessità più elementari di una giovane famiglia. In questo momento, a fine mese, non riusciamo a risparmiare un solo euro».

Il signor Gianfranco, che non può considerarsi ricco, ha già dovuto adottare le prime contromisure: «Ho ridotto l'orario di frequenza della bambina da 160-184 ore mensili a 120. Di più non posso permettermi». La storia del carrozziere bolzanino non è un caso limite. «La proiezione degli effetti del nuovo sistema tariffario sui 165 bambini che frequentano le microstrutture della città dice che nel 2014 le famiglie bolzanine, ma il fenomeno vale anche per Merano, dovrebbero versare complessivamente oltre 100 mila euro in più all’anno (+25%). Ciò è dovuto - spiega Tanesini - anche ad una minore compartecipazione dell’Assb di circa il 10 per cento. I ricavi complessivi per le coop invece dovrebbero diminuire di circa il 3%. Bisogna inoltre considerare che, dati alla mano, l’assegno al nucleo familiare compensa solo parzialmente l’esborso. E oltre il 30% dei bambini ne rimangono esclusi in quanto o non sono residenti da più di 5 anni o perché hanno superato i 36 mesi di età: è il caso di quelli nati tra gennaio e settembre 2011».

Quali sono le richieste di Federsolidarietà per modificare la legge approvata in fretta e furia dalla Svp al termine della scorsa legislatura? «Chiediamo che si torni al vecchio sistema e che si apra un tavolo di confronto con Provincia, Ciomune e Assb». E intanto come sarà il signor Fiorindo con la piccola Giulia? «Per la quota parte di ore tagliate saranno i nonni a fare gli straordinari». Mentre ci sarà chi - e vale per le famiglie che già tenevano i figli a casa, soprattutto nelle valli - grazie alla nuova legge incasserà 100 euro in più al mese a figlio. Due pesi e due misure.

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