il caso

Asili nido, tariffe raddoppiate. Dure proteste a Bolzano

La Provincia conferma: la retta oraria partirà dal primo gennaio 2017. Critiche alla Deeg da destra a sinistra: «Snobbate le esigenze del capoluogo»


di Davide Pasquali


BOLZANO. Fino a ieri si trattava solamente di una ipotesi, una indiscrezione, una possibilità. Più di qualcuno, in Comune e all’Assb, aveva anche visto delle tabelle con dei numeri, però l’ufficialità della decisione ancora mancava. Ma dopo la pubblicazione della notizia sul giornale di ieri l’assessora provinciale competente Waltraud Deeg non ha potuto far altro che confermare. Ergo, da gennaio le tariffe degli asili nido verranno parificate a quelle di tagesmutter e microstrutture, calcolate a ore e non più su base giornaliera. Tradotto, in pratica raddoppieranno. Per otto ore al giorno si pagheranno 613 euro anziché i 357 di oggi. Assb e Comune temono un crollo di frequenza per cause economiche, i genitori sono indignati e ieri sono scesi in campo i candidati alle Comunali di maggio. «Le famiglie con figli vanno sostenute ancora più di oggi e non penalizzate raddoppiando le tariffe degli asili nido», sostiene Marco Caruso, candidato di Uniti per Bolzano e giovane papà. «Il capoluogo ha delle sue peculiarità che devono essere comprese e rispettate», rincara il candidato sindaco del centro sinistra Renzo Caramaschi. «Non si può fare tabula rasa degli asili nido di Bolzano solo perché nella restante parte dell’Alto Adige non si è sviluppato questo importante sistema educativo e formativo per l'infanzia». Durissimo l’attacco sferrato dall’ex assessore (non più candidato) Luigi Gallo: «Le idee della Provincia di tariffe orarie sono devastanti per la stessa sopravvivenza di questi servizi di grande qualità. Sono anni che da parte della Provincia si cerca di distruggere questo servizio, concentrati come sono solo sulle esigenze dei paesi (pur legittime) e non capendo nulla delle esigenze delle famiglie nelle città. Gli asili nido pubblici devono essere considerati non mera assistenza sociale ma servizio educativo (come realmente sono) come le scuole e in quanto tali essere gratuiti. Tutti i soldi, usati come contributi in contanti alle famiglie per acquistare servizi per l'infanzia sul mercato, dovrebbero essere invece spostati sui servizi pubblici, abbattendo così le tariffe e garantendo qualità vera». La consigliera provinciale e candidata sindaco Elena Artioli va addirittura oltre: «I bolzanini che avevano intenzione di donare alla città nuova linfa vitale, saranno penalizzati e ci penseranno due volte prima di mettere al mondo figli. Chi lavora e ha un reddito risulta fortemente penalizzato, perché se già oggi doveva farsi carico di cifre ingenti, con queste nuove tariffe rinuncerà a fare figli perché impossibilitato a mantenerli». Enrico Lillo, coordinatore provinciale di Conservatori e Riformisti, spiega: «Dalla Provincia sta per arrivare l’ennesimo attacco alla famiglia e in particolare alle famiglie che risiedono nelle maggiori città altoatesine. È tutto molto paradossale, perché questo ennesimo attacco arriva da un assessorato guidato da una donna che, a suo dire, si batte per la parità dei diritti delle donne e per le politiche della famiglia». Ebbene, se la delibera che porterà l’aumento delle tariffe degli asili sarà approvata, «questa andrà proprio nella direzione opposta. Metterà in gravi difficoltà le madri, ma anche i padri lavoratori e darà l’ennesima mazzata alle già bastonate finanze delle famiglie bolzanine». Non occorre essere in possesso di prestigiose lauree «per capire che in questo modo le mamme saranno costrette a fare una dolorosa scelta tra il fare le mamma a tempo pieno risparmiando sulle spese dell’asilo nido oppure se andare a lavorare per poi fare a meno di una buona parte del proprio stipendio, che sarà destinata alla retta dell’asilo». Rincara la dose Guido Margheri, Sel: «La guerra anche culturale della Provincia contro gli asili nido pubblici e le famiglie di Bolzano e Merano continua. Prima si aumentano i contributi in contanti alle famiglie per acquistare servizi all' infanzia nel mercato e, poi, si introducono nuove tariffe "orarie", che, se fossero attuate, metterebbero in discussione l'esistenza stessa degli asili nido pubblici e, comunque, la loro qualità. Le esigenze dei piccoli Comuni sulle quali è stata tarata la proposta sono, infatti, ben diverse da quelle di Bolzano e Merano».

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