«Asili, una regia unica per italiani e tedeschi»

L’assessore Peintner: troppo difficile gestire le iscrizioni, dobbiamo cambiare Le maestre: non è facile seguire bene le sezioni da 25 bimbi, portiamole a 20


di Davide Pasquali


BOLZANO. Dici asilo e pensi sia tutto semplice, ma così non è affatto, specie in una città come Bolzano. Lo ammette l’assessore comunale alla scuola Judith Kofler Peintner, presente ieri mattina alla festa dei nonni tenutasi all’asilo Bambi di via Roen. Un’occasione per dire grazie a nonni e nonne, indispensabili nella gestione dei tempi della città e delle famiglie, ma anche per fare il punto sullo status quo. «Anche quest’anno - precisa l’assessore - facendo i salti mortali siamo riusciti a sistemare tutti i bimbi, ma è un lotta tutti gli anni. Ci sono ancora delle piccole liste d’attesa, ma esclusivamente per scelta dei genitori: volevano il tale asilo, hanno preferito ritardare l’inizio della materna di un anno per poter andare proprio in quella struttura». Per il resto, un posto si è trovato a tutti quanti, come prevede la normativa provinciale. Epperò, le difficoltà non mancano. Perché la situazione è estremamente magmatica, in città. Si possono fare previsioni, ma i flussi, i trasferimenti da rione a rione, le migrazioni, sono impossibili da stimare (per dirne una: ogni anno si registrano 20 mila cambi di proprietà di immobili). Così come impossibili da prevedere sono gli iscritti dell’ultimo momento, di cui alle preiscrizioni non si aveva cognizione. Al Comune spetterebbe solo di mettere a disposizione le strutture, alla Provincia, ossia alle due intendenze scolastiche, gestire il resto. Alla fin fine, però, «intendenza italiana e tedesca viaggiano su canali separati, non colloquiano come dovrebbero, e così il Comune si trova tra due fuochi». Di certo, «così non si può andare avanti: non possiamo aprire ogni anno una nuova sezione, come accaduto quest’anno in via Fago. Dovremmo pensare a una regia comune per la gestione degli asili». Il che non significa materne mistilingui, che potrebbero anche esistere in futuro come quota parte del tutto, almeno per i figli dei mistilingui o per chi volesse accedervi, ma un’unica gestione di iscrizioni e spazi. Più flessibile. Un anno servono più sezioni in un rione, poi di più in un altro. Si realizzeranno altri asili, italiani e tedeschi, a Casanova, Druso Est e in via Bari. Ma ci vorranno anni. Anni in cui si dovrà risolvere anche l’altra grande questione che riguarda gli asili. Che non sono i figli degli immigrati, come spiegano maestre, dirigenti e funzionari del Comune. Anzi, per dirne una: pare che i bimbi più speciali, svegli, disciplinati, veloci ad apprendere e soprattutto sempre solari e positivi, ossia sorridenti e quasi mai piagnucolosi, siano i figli dei cinesi. No, il problema è un altro: siccome la normativa provinciale ammette l’iscrizione alla scuola dell’infanzia già a due anni e mezzo e siccome il nido o la Tagesmutter costano molto di più dei nemmeno cento euro mensili della materna, quasi nessuna famiglia vi rinuncia: tutti all’asilo a due anni e mezzo. Un’età nella quale il bimbo ha più bisogno del fasciatoio e di cure da nido, che non di educazione e didattica magari pure linguistica. Un problema soprattutto per il personale degli asili, oberatissimo di lavoro. Perché fra i più piccoli, che necessitano di cure personalizzate quasi continue, e i bimbi più grandi, magari di sei anni perché nati negli ultimi mesi dell’anno, pronti per le elementari, per leggere e scrivere, c’è un abisso. Sopratutto, fanno notare le maestre, troppi sono i bimbi per sezione. Oggi sono 25. «Si comincerebbe a lavorare bene al massimo con 20. La politica dovrebbe porre rimedio».

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