BOLZANO. «Stanno arrivando diverse richieste per rientrare in servizio da parte di sanitari non vaccinati, ma guariti dall’infezione; mentre tra gli amministrativi no-vax c’è chi chiede la mobilità, per andare in uffici al di fuori del settore sanitario, dove dal 25 marzo non c’è più l’obbligo della vaccinazione». Due facce della stessa medaglia che sono, secondo Marco Cappello, direttore Ripartizione legale Asl, le conseguenze del decreto legge entrato in vigore il 25 marzo.

Le nuove disposizioni alleggeriscono le restrizioni in quanto, dal primo aprile, si considera concluso lo stato d’emergenza. Almeno dal punto di vista burocratico-amministrativo, perché in realtà il virus continua a circolare ma - grazie alle vaccinazioni - fa meno danni.

I dipendenti Asl sospesi, perché non vaccinati, quanti erano?

Erano 541; nel frattempo c’è chi si è vaccinato. Quindi al 25 marzo i dipendenti ancora sospesi erano 465.

In base all’ultimo decreto i non vaccinati che si sono ammalati possono ora rientrare in servizio.

Infatti stanno arrivando decine di richieste di rientro in servizio. Una boccata di ossigeno, seppure temporanea, per il settore che sta risentendo degli effetti delle sospensioni; cui si aggiungono coloro che, per non vaccinarsi, hanno preferito cambiare lavoro.

Ma non tutti i sanitari no vax, che si sono infettati, possono rientrare.

Riguarda solo coloro che hanno contratto il virus dall’inizio dell’anno. Attenzione però che si tratta di un’interruzione solo temporanea della sospensione dal servizio (e dallo stipendio). Che è di tre mesi dal giorno del contagio per chi non è vaccinato; quattro mesi per chi non ha fatto la dose booster. Con il nuovo decreto si è riconosciuto il valore della guarigione; prima non era così. A conferma che la nostra interpretazione dei precedenti decreti era ineccepibile. Ovvero, nel settore sanitario condizione indispensabile per lavorare - dal medico all’infermiere, all’operatore socio assistenziale, all’amministrativo - era la vaccinazione. Principio confermato a suo tempo sia dal Ministero che dall’Avvocatura dello Stato.

Chi rientra in questa fattispecie, ovvero è guarito, può presentarsi direttamente al lavoro?

Noi abbiamo dato un’interpretazione estensiva del decreto, per cui medici ed infermieri devono fare richiesta ai loro ordini professionali, come previsto dal decreto; tutti gli altri fanno richiesta all’Asl.

Si tratta comunque di un rientra temporaneo.

Su questo non ci sono dubbi: per i sanitari, amministrativi compresi, l’obbligo della vaccinazione anti-Covid rimane in vigore fino al 31 dicembre.

E se il dipendente Asl, passati i tre o quattro mesi a seconda dei casi, non si vaccina, cosa succede, deve ripartire il complesso iter della contestazione da parte dell’Asl, prima di poterlo sospendere di nuovo?

È tutto automatico. Se entro tre giorni dalla scadenza dei 3 o 4 mesi a seconda dei casi, il dipendente non produce il certificato vaccinale, scatta di nuovo la sospensione da servizio e stipendio.

Al di fuori del settore sanità, resta l’obbligo vaccinale per gli over 50, ma adesso possono tornare a lavorare anche con il green pass base (basta anche solo il tampone, ndr)

In effetti gli over 50 che non si vaccinano pagheranno una multa di 100 euro, ma adesso possono tornare al lavoro facendo solo il tampone. Da maggio non servirà più neppure quello. Gli effetti si stanno già vedendo.

Ovvero?

Gli amministrativi che lavorano nel settore sanitario e non intendono immunizzarsi, per evitare di essere sospesi dal servizio fino 31 dicembre, chiedono di usufruire delle possibilità offerte dalla mobilità e vanno in altre amministrazioni. C’è già chi lo sta facendo.