Assegni di cura, la Provincia prevede una spesa altissima

Oggi costa 204 milioni per circa 15 mila beneficiari Cerea: aumenta l’aspettativa di vita e serviranno più risorse


di Massimiliano Bona


BOLZANO. A dirlo, adesso, è anche il presidente della giunta provinciale Arno Kompatscher. In prospettiva dovremo ripensare, almeno parzialmente, le modalità di erogazione dell'assegno di cura (che oggi ci costa 204 milioni di euro l'anno), il cui numero di beneficiari sfiora quota 15 mila. «La premessa - sottolinea Kompatscher - è che il sistema regge ed è garantito, ritengo anche a lungo. Penso anche alla mia generazione, quella dei baby boomer. Bisognerà, però, rimodularlo piano piano, affiancando ai servizi di base garantiti prestazioni aggiuntive collegate a sistemi di tipo assicurativo». I costi negli ultimi anni sono saliti di pari passo con il numero dei beneficiari, ma meno di quanto fosse stato preventivato.

Le uscite. Questa è la successione dal 2010: 194 milioni nel 2010, 196 milioni nel 2011, 192 milioni nel 2012, 186 milioni nel 2013, 197 milioni nel 2014, 196 milioni nel 2015, 202 milioni nel 2016, 204 milioni nel 2017. E gli assegni sono di 555 euro al primo livello (da 60 a 120 ore di assistenza al mese, 51,1% degli assistiti), 900 euro al secondo livello (da 120 a 180 euro di assistenza, 31,5% degli assistiti), di 1.350 euro al terzo livello (da 180 a 240 euro di assistenza al mese, 12,3% degli assistiti) e di 1800 euro al quarto livello (oltre 240 ore di assistenza, 5,1% degli assistiti).

L'analisi del professor Cerea. È passata (quasi) inosservata, ma il messaggio lanciato dal docente dell'Istituto di economia e management dell'Universitá di Trento è talmente chiaro in prospettiva da non poter essere ignorato. Attualmente spendiamo oltre 200 milioni di euro l'anno per poco meno di 15 mila beneficiari. In futuro i costi esploderanno, ci saranno (molti) più anziani non autosufficienti da curare e la Provincia dovrà ridimensionare la spesa per il settore per mancanza di risorse. Secondo Cerea in una fase «di sostanziale messa a regime delle pensioni complementari e dei fondi sanitari integrativi l'attuale assetto degli assegni di cura è fuori discussione, ma così non sarà in futuro». Questo perché «l'invecchiamento della popolazione richiederà risorse crescenti e difficilmente compatibili con l'inevitabile ridimensionamento dell'intervento pubblico». Il rischio, per il docente trentino, «è che i crescenti costi per la non autosufficienza (stimati in crescita del 50 per cento in rapporto al Pil per il 2050) portino con sè la necessità di ridimensionare l'elevata spesa che si registra oggi a Bolzano».

I correttivi. Secondo Cerea l'attuale suddivisione dell'assegno di cura in 4 fasce (con differenze dell'importo erogato di circa un terzo da un livello all'altro) porta con sè «la spinta a richiedere il passaggio a livello superiori ogni volta che la valutazione (sulle ore di assistenza necessarie) tende ad approssimarsi ai valori limite». A questo punto secondo il docente sarebbe meglio prevedere più fasce (come in Austria) o «definire una relazione continua fra fabbisogno e importo del l'assegno». Oggi, ad esempio, vengono erogati 551 euro al mese fino a 119 ore di assistenza (poi ci sono stati piccoli adeguamenti ndr) ma la cifra sale a 900 euro da 120 ore in poi (fino a 180). «Le difficoltà amministrative che ciò comporta sono del tutto irrilevanti».

Il mercato dei servizi assistenziali. Spesso si è constatato come i familiari che ricevono l'assegno di cura non riescano ad impiegarlo al meglio. «Una parziale soluzione - spiega Cerea - sarebbe quella di sostituire l'erogazione in denaro con l'assegnazione di voucher per acquistare i servizi necessari. I voucher sono la migliore premessa per favorire la nascita di un mercato dei servizi assistenziali».

Inoltre si incentiverebbe la regolarità dei rapporti di lavoro e la nascita del mercato assistenziale «che aiuterebbe i familiari delle persone non autosufficienti a mantenere i loro rapporti di lavoro e una continuità delle relazioni e della qualità della vita».

Meglio pensare, dunque, ai necessari correttivi prima che sia troppo tardi, soprattutto in termini di costi.

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