Assistenza: il Comune di Bolzano toglie i distretti all'Assb

Randi: a marzo il piano che prevede il ritorno al Comune di 200 dipendenti


Antonella Mattioli


BOLZANO. «Entro marzo illustrerò alla giunta il piano per trasferire la gestione dei distretti socio-sanitari dall'Assb al Comune e definire la direzione». Sa che l'operazione presenta una serie di difficoltà di tipo sia giuridico che politico, ma l'assessore Mauro Randi, a lungo direttore della Caritas di lingua italiana, è deciso a risolvere quello che da quando si è insediato in Municipio ritiene un grosso problema: non riuscire a monitorare in tempo reale i bisogni della popolazione e i servizi offerti. L'obiettivo è considerato una priorità e per questo l'ha inserito nella relazione al bilancio. L'argomento terrà banco nelle prossime sedute del consiglio comunali dedicate alla discussione sul bilancio anche perché tra i consiglieri dell'opposizione c'è chi, come Fernando Pontecorvo, sospetta si tratti in realtà di un'operazione clientelare per controllare un settore che è un ottimo bacino di voti.

200 DIPENDENTI. A Bolzano ci sono cinque distretti socio-sanitari che coprono un settore molto vasto che va dall'assistenza domiciliare a quella economica, dall'assistenza ai minori ai portatori di handicap, agli anziani. Sono 200 le persone che lavorano per i distretti. Ma complessivamente sono oltre 900 i dipendenti dell' Assb. L'azienda, diretta da Bruno Marcato, ha un bilancio di 61 milioni di euro ed è stata costituita 12 anni fa dal Comune per rendere più efficiente, efficace, tempestiva la gestione di un settore molto delicato che fino ad allora dipendeva direttamente dall'assessorato. Il Comune ha mantenuto per sé il diritto di tracciare le linee di indirizzo.
«Il mio obiettivo - spiega Randi - è trasferire la gestione dei distretti direttamente al Comune e con essa i 200 dipendenti. Ci sono dei problemi giuridici da risolvere, ma non li ritengo insormontabili». Dall'opposizione Fernando Pontecorvo (Pdl), che sull'argomento presenterà un documento voto, attacca: «E' una sconfessione dell'operato dell'Azienda e un ritorno al passato inaccettabile. Anche perché contrasterebbe in maniera evidente con il principio acquisito in tutt'Italia per cui la politica definisce le linee di indirizzo e i tecnici (in questo caso l'Azienda) amministrano». Secondo il consigliere per rendere più stretto il legame tra Comune e Assb basta nominare un cda che non preveda né indennità né gettoni di presenza: «A meno che l'obiettivo vero non sia quello di voler gestire direttamente il settore dell'assistenza che è un ottimo serbatoio di voti. Lo è sempre stato anche in passato. Per questo è preferibile continui ad essere gestito da tecnici». Per Sandro Repetto (Udc) "quello evidenziato da Randi è un problema reale, ma la medicina è sbagliata". «Riportare i distretti sotto la gestione del Comune è un'operazione che implica la modifica di leggi provinciali. C'è anche il rischio, nel momento in cui i dipendenti torneranno al Comune, che la Provincia non contribuisca al pagamento del servizio. La soluzione migliore resta la costituzione di un cda o di un comitato di gestione».

L'ASSESSORE. Randi ha verificato le due possibilità, ma le ha scartate entrambe. «Nessuna sconfessione dell'operato dell'Assb che è un ente strumentale. Ma sono passati 12 anni da quando è stata costituita l'Assb: i tempi sono cambiati, i bisogni dei cittadini pure. Nell'ultimo anno le richieste di reddito minimo di reinserimento sono aumentate del 30% e in prospettiva dobbiamo fare i conti con un calo delle risorse. Ciò significa che non si può più accontentare tutti e bisogna fare delle scelte, per questo ritengo indispensabile riportare la gestione dei distretti sotto il Comune. Ci consentirà di avere il polso dei bisogni e quindi capire dove si possono effettuare dei tagli e dove invece bisogna spostare le risorse. Un cda o un comitato di gestione non sarebbe altro che un doppione dell'esistente, visto che l'Azienda è un ente strumentale del Comune e la giunta detta le linee guida.













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