«Baby-gang: il fenomeno è diffuso in tutti i rioni»

Martuscelli (Forum prevenzione): «Si fa molto sul fronte del disagio giovanile ma purtroppo si tratta spesso di interventi singoli: serve una regia unica»



BOLZANO. «Il problema del disagio giovanile, che in qualche caso sfocia in atti violenti, esiste e non è limitato solo a quel gruppetto che si autodefinisce Baby gang Vintola. Il fenomeno è diffuso un po’ in tutto i quartieri». Silvana Martuscelli - responsabile del progetto “Amico della notte”, promosso dal Forum prevenzioni, sostenuto dal Comune e finanziato dall’Assb per migliorare la situazione in particolare nella zona di piazza Erbe - conosce bene il problema e conosce anche alcuni dei ragazzini terribili, tra i 15 e i 20 dagli 11 ai 16 anni, autori di danneggiamenti, aggressioni, furti nei supermercati commessi soprattutto tra il quartiere Europa e Don Bosco. Sembra incredibile ma il gruppetto sta creando una serie di problemi oltre che agli abitanti dei due quartieri anche alle forze dell’ordine, impotenti davanti all’arroganza di ragazzini che sanno, essendo minorenni, di godere dell’impunità. Dell’altro giorno la notizia che, dopo l’ennesima rissa, il centro giovanile “Charlie Brown” di via Cagliari è stato chiuso.

La domanda è: cosa si può fare per risolvere un problema che come ha detto il questore Lucio Carluccio ha un “basso profilo criminale ma un’alta rilevanza sociale”?

«La mia risposta è - dice Martuscelli - che ci vogliono più operatori sulla strada e serve una regia unica per coordinare gli interventi che a Bolzano vengono portati avanti da diversi soggetti dell’area sociale. Sono meno efficaci di quello che potrebbero essere, perché non sono coordinati».

Secondo Martuscelli, episodi come quelli che stanno tenendo banco in questi giorni sono “osservati” da anni e hanno come protagonisti ragazzini, “le cui famiglie sono conosciute e seguite dai Servizi che si sono dati da fare proponendo interventi diversificati, purtroppo quasi sempre infruttuosi”. «L’ulteriore constatazione da fare è che si tratta di ragazzi e ragazze, giovani e giovanissimi, che costituiscono gruppetti culturalmente molto eterogenei: ne fanno parte anche alcuni di cultura italiana, e ciò amplifica l’inquietudine».

Ma se il fenomeno è conosciuto e stiamo parlando di ragazzini - non di criminali incalliti - seguiti spesso e volentieri dai servizi sul territorio, come si spiega che gli interventi adottati siano serviti a poco, visto che continuano a spadroneggiare?

«Lo ripeto: forse perché si è trattato sempre, finora, di azioni circoscritte ai singoli Servizi, Centri, o magari quartieri, e non si è ancora arrivati allo sviluppo di un concetto cittadino, di un piano integrato che investa tutti gli attori sociali sul territorio all’interno di un progetto unitario. Una parte dei ragazzi in questione, li abbiamo incontrati nell’ambito del progetto di prevenzione su strada del Comune, coordinato dal Forum, che da tre anni lavora con successo su piazza delle Erbe con un mandato pedagogico e preventivo. Dal 2014 operatori della prevenzione con funzione di Streetworker, sono scesi in piazza ogni fine settimana fino alle 2 di notte contattando direttamente i giovani che esagerano con gli alcolici e hanno comportamenti problematici. Siamo riusciti ad evitare possibili conflitti ed eccessi, attraverso le conoscenze dirette che sono potute maturare in azioni diurne rivolte ai Servizi sul territorio. Crediamo che una parte del successo sia dovuta proprio a questo “stile” di lavoro di rete, che ha coinvolto operativamente tante risorse ed energie del territorio».













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