«Basta bar e ristoranti Adesso insegno il cinese agli italiani»

Jing Cheng: «Sono arrivata qui a 14 anni ed è stata dura Ho studiato alle serali e ora mi laureo alla Lub in Design»


di Mario Cirillo


BOLZANO. Oggi alle 19.15 inizia all’Upad il corso di lingua e cultura cinese tenuto da Jing Cheng (per infromazioni 0471/921023). Quella di Jing è una storia di tenacia e voglia di farcela. Nata e cresciuta a Shaoxing, antica città cinese tra le più importanti a livello turistico e culturale, a 14 anni affronta un viaggio che le stravolg ritmi, abitudini, certezze del mondo. Un viaggio di oltre 8 mila chilometri per giungere in Italia, a Bolzano, e ricongiungersi al padre che lavora nel ristorante del cugino. «Ricordo il momento in cui realizzai che la mia vita sarebbe cambiata, i saluti ai compagni di classe, gli abbracci alla mamma e al fratellino. L'Italia era per me un sogno, la promessa di una vita migliore, la realizzazione di tanti desideri: proseguire gli studi, imparare una nuova lingua, conseguire una laurea, un lavoro. Insomma, una vita felice».

Ma a volte i sogni, si sa, cozzano contro la realtà.

Jing fatica ad integrarsi, soffre di solitudine, non riesce ad intessere relazioni sociali ed è attanagliata da una profonda nostalgia, al punto di prendere seriamente in considerazione l'idea di tornare in Cina. "I primi tempi davo una mano al ristorante di famiglia, ma ero disorientata e delusa. Mi iscrissi alle scuole medie serali all'istituto "da Vinci", ma trattandosi di corsi per adulti mi sentivo fuori luogo, resistetti solo 6 mesi. Senza amici, né prospettive. E’ stato un periodo molto duro, il pomeriggio lavoravo e la sera frequentavo le lezioni. Inoltre i miei parenti non vedevano di buon occhio il fatto che volessi studiare a tutti i costi. Per loro era una perdita di tempo, qualcosa di inutile». Durante questo periodo confuso, Jing ha la fortuna di incontrare una mediatrice culturale che le dispensa buoni consigli, si iscrive ad un corso di lingua italiana e con caparbietà e determinazione finisce le scuole medie alle Dante. «Nel frattempo decisi di andarmene dal ristorante per cercare altre occasioni lavorative. Non volevo rimanere imprigionata in un ambiente chiuso. Ho lavorato nei nei bar, come cameriera, ma ero piccola e venivo sfruttata. Venni ammessa all'Ipc "de' Medici" e mi si spezzò il cuore quando dovetti cedere di fronte al parere negativo della mia famiglia, contraria a farmi proseguire gli studi».

Ma lei non si abbatte.

Inizia a studiare tedesco. Ogni sera, prima di addormentarsi, ascolta le audiocassette. Studia durante ogni momento libero della giornata. Inizia anche a frequentare molta più gente: «Dopo tre anni di lavoro, incoraggiata dagli amici italiani decisi di ritornare a studiare, ovviamente continuando a lavorare per autofinanziarmi. All'età di 20 anni mi iscrissi all'istituto Walther e frequentai i corsi serali. Con sacrifici e tanta buona volontà mi diplomai in ragioneria. Un passo dopo l'altro, vedevo i primi risultati del mio impegno. Iniziai a collaborare all'interno delle scuole come mediatrice culturale per i bambini cinesi, a fare attività di consulenza e traduzione, a lavorare come interprete, come insegnante di lingua e cultura cinese per varie associazioni come l'Upad. Incoraggiare i giovani cinesi è uno dei miei obiettivi primari. Così come creare un "ponte" Italia-Cina. E finalmente nel 2010 mi iscrissi all'università, alla facoltà di Design e Arti».

Tra pochi mesi Jing discuterà la sua tesi, un lavoro su un set da cerimonia di tè cinese, che cerca di coniugare la cultura del tè alla grande tradizione culturale cinese. E divulgare la cultura della Cina è il grande sogno di Jing: «Le mie radici non le scorderò mai, ma oggi casa mia è Bolzano. Amo questa città, le sue montagne, immergermi ad ascoltare la natura. Per i taoisti e per Confucio la natura e l'uomo sono tutt'uno. E amo gli scambi interculturali, diffondere una visione globale amplificata di ciò che ci circonda. Amo viaggiare, la musica punk che mi riempie di energia, arrampicare. Non ho paura di affrontare le esperienze della vita, ho imparato che tutte le cose succedono per qualche motivo e che dalle difficoltà possono nascere mille occasioni: basta crederci».

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