Baumgartner: stop al blocco dei Tir in Tirolo

Bolzano. "Aspettiamo la ministra. Ma non per molto. De Micheli ci ha promesso di protestare a Bruxelles. Di far intervenire anche la von der Leyen. Noi? Per adesso contiamo i danni...". Thomas...



Bolzano. "Aspettiamo la ministra. Ma non per molto. De Micheli ci ha promesso di protestare a Bruxelles. Di far intervenire anche la von der Leyen. Noi? Per adesso contiamo i danni...". Thomas Baumgartner è furioso. Tutto l'autotrasporto altoatesino e italiano chiede che l'Austria sia sanzionata. Qualcuno anche che si minacci la sua fuoriuscita dalla Ue.

Baumgartner, a capo di Fercam, uno dei colossi della logistica europea e ai vertici di Confindustria trasporti, dice chiaro: "Vienna non può bloccare le comunicazioni commerciali con il resto del continente. Ci sono accordi. E poi anche doveri che stanno alla base dell'adesione comunitaria". Dopo Paolo Uggè, di Conftrasporti, che ha proposto misure drastiche per impedire il blocco scattato due giorni fa lungo tutto il corridoio tirolese, dal Brennero al confine tedesco, Baumgartner vuole aspettare prima di porre in atto quello che molti, nell'ambiente, iniziano a immaginare: un blocco uguale e contrario nei confronti delle comunicazioni provenienti da nord. "Non è nel nostro stile" si limita a commentare. Ma la rabbia sale. Nella stessa misura con cui crescono i danni economici su tutta la filiera legata alla logistica sull'asse nord-sud. Che costituisce la principale direttrice di collegamento europea, visto che tiene connesse i due più grandi sistemi manifatturieri Ue, l’italiano e il tedesco.

Cosa significa per voi questo ennesimo blocco?

"Danni. Molti danni. E non parlo di noi come imprese soltanto. È l’intero mondo del commercio e della produzione che rischia di dover caricare sul consumatore finale i costi legati ad attese, ritardi e mancate consegne".

Anche l'Alto Adige ne subisce le conseguenze?

"Senza dubbio. Pensiamo alle nostre produzioni. Soprattutto quelle agroalimentari. Le mele, ad esempio, devono essere consegnate in giornata. E invece quelle dirette verso la Germania, che costituisce uno dei mercati più appetibili per il sistema Alto Adige, dovranno stare ferme per ore".

Ma l’Austria probabilmente ha deciso il blocco come deterrente. Non vuole più che si incrementino i passaggi. Teme l'inquinamento...

"Ecco, proprio a questo proposito mi preme dire che il blocco è in netta contraddizione con una possibile lotta all'inquinamento. I tir fermi di notte vogliono dire picchi di traffico nelle ore diurne successive. E poi non è che di notte la Co2 morda di meno...".

Questa volta il blocco austriaco riguarda anche i vostri mezzi meno inquinanti.

"È un altro aspetto contraddittorio. Si è investito moltissimo per togliere capacità inquinante ai trasporti, anche seguendo le direttive comunitarie. Se poi pure gli euro 6, che emettono meno di un auto dell'ultima generazione, vengono colpiti, è tutta una politica legata alla sostenibilità che viene meno".

Ma non sono troppi i Tir al confine? Non c’è una direttrice alternativa?

"Non ne esistono. L’asse nord-sud è questo. Lo è per l'Europa intera, non solo per noi. E lo sarà, su strada, finché le ferrovie non saranno in grado di caricarsi gran parte del trasporto. Ora non è così. La via è quella di ridurre al massimo l'inquinamento agendo sui sistemi motore dei mezzi. Gli ultimi sono addirittura ibridi".

Quanto carico transita mediamente al confine?

"Siamo sui 40milioni di tonnellate l'anno. E' la porta d'Europa. Non si possono bloccare le comunicazioni, sarebbe come stringere al cappio intere economie. E noi, come Alto Adige, ci siamo di mezzo forse più di altri. E' questo che non si capisce. Il traffico va diluito in Austria, non chiuso e poi riaperto. Questo singhiozzo crea solo picchi di inquinamento".

Sono stati calcolati i danni per le economie coinvolte?

"Si tratta di centinaia di milioni di euro. Miliardi su scala annuale. Ma quello che più mi deprime è lo schema anacronistico dettato dall'Austria: chiudere. Come alzare un muro: non serve. L'acqua dovrà pur scorrere, prima o poi. E lo farà troppo se non la si lascia in grado di organizzarsi. E' quello che stiamo facendo, introducendo ogni anno migliaia di mezzi non inquinanti. E' questa la direttrice virtuosa per ridurre realmente il danno per l'aria che si respira . Altrimenti, alzando muri, Vienna si pone fuori dalla comunità. Deve saperlo". P.CA.

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