Bergmeister “archivia” Succi «La Lub verso il rinnovamento»

Il presidente dell’ateneo guarda al futuro: «Adesso si volta pagina, abbiamo bisogno di giovani» Già cominciate le operazioni per sostituire i docenti dimissionari: preoccupa la Facoltà di Informatica


di Alan Conti


BOLZANO. Non se le aspettavano ai vertici della Libera Università di Bolzano le dimissioni dei professori Giancarlo Succi e Alberto Stillitti sospesi dal consiglio disciplinare dell’ateneo per 150 giorni. Accusati di violazione degli obblighi contrattuali nei confronti dell’ateneo i due hanno deciso di farsi da parte. Il presidente Konrad Bergmeister ha preso atto della loro decisione e, con tutto l’ateneo, ha accettato le dimissioni guardando avanti. Senza mai entrare nel dettaglio di quanto accaduto, salvo l’indicazione di qualche incongruenza negli incarichi esterni, ma con gli occhi ben orientati su un futuro di rinnovamento. Possibilimente più giovane.

«Siamo rimasti sorpresi anche noi da questa scelta. Mi dispiace, ma abbiamo potuto semplicemente prenderne atto».

La questione, dunque, si chiude qui?

«Solo in parte perchè il procedimento etico andrà avanti. Tutto il meccanismo attivato, infatti, è pensato per la tutela degli studenti e dei docenti che alla Lub svolgono la loro attività. Le dimissioni non fermano il percorso verso un giudizio».

Nel concreto, però, ci potrebbero essere nuove conseguenze per i due docenti?

«Sarebbe così solo se l’irregolarità avesse un profilo di danno civile e penale, ma non si tratta affatto di questa casistica. È importante, però, che all’interno dell’università si compia tutto il percorso etico indipendentemente dalle dimissioni».

Ora, però, dovrete fare i conti con la sostituzione. Preoccupati?

«No perchè tutti i più grandi istituti scientifici sono caratterizzati da un turn over abbastanza ampio dei docenti. Noi abbiamo bisogno di cervelli freschi che garantiscano nuove idee ed entusuiasmo».

Quindi giovani?

«Considerando che si tratta della Facoltà di Informatica, dove recentemente abbiamo perso anche il professor Pekka Abrahamsson andato in Norvegia, direi di sì. Non escludiamo, però, altre strade».

Per esempio?

«Validi docenti arrivati quasi a fine carriera che non vedono nel loro ateneo possibilità di sviluppo o avanzamento. Noi questo lo garantiamo. Molto spesso è anche questioone di motivazioni prima ancora che anagrafe. Cerchiamo di stare molto attenti a quello che appare un dettaglio e non lo è affatto».

Perchè, però, è così difficile mantenere i docenti a Bolzano?

«Un po’ per l’ubicazione geografica che non permette facilmente un trasferimento di tutta la famiglia, un po’ perchè la nostra impostazione porta comunque verso un ricambio che sia abbastanza periodico».

Non proprio un segnale splendido.

«Nemmeno allarmante, anzi. La cultura italiana della stabilizzazione delle cattedre per lunghissimi periodi non risponde sempre a una brillantezza di didattica e ricerca che deve caratterizzare un ateneo. Certe alternanze non solo sono auspicabili, ma essenziali per garantire un continuo rinnovo e innovazione».

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