Betti: vela, sci, viaggi Innamorata della vita 

Insegnante di lettere al Liceo Pascoli aveva preso un anno sabbatico La preside: «Un mese fa era passata a scuola a trovare i suoi studenti»



BOLZANO. «Sa cosa mi hanno detto questa mattina gli studenti? Si sentiva che la professoressa ci voleva bene». È commossa Mirca Passarella, preside del liceo Pascoli, quando ricorda Elisabetta Paolucci, la professoressa di lettere, storia e geografia, arrivata nell’Istituto del quartiere Firmian tre anni fa, dopo aver insegnato a lungo al de’ Medici. «L’abbiamo vista l’ultima volta un mese fa. Era venuta a trovare studenti e colleghi: era felice. A settembre sarebbe rientrata dopo un anno sabbatico e - mi aveva detto - che avrebbe avuto un sacco di cose da raccontare ai suoi studenti, perché aveva viaggiato, conoscendo mondi e culture nuove. Ma aveva a disposizione ancora alcuni mesi e li avrebbe sfruttati fino in fondo. In programma - ci aveva raccontato - aveva ancora l’escursione da Chamonix a Zermatt e si stava preparando».

Perché lei aveva imparato dal padre Mario che in montagna come nella vita non s’improvvisa.

«Mi piaceva - dice ancora la preside - per il suo carattere e piaceva anche ai suoi studenti: determinata ma dolce. Molto sensibile ai problemi dell’ecologia come ai drammi dell’immigrazione. Era stata lei a portare a scuola un ragazzino immigrato arrivato in Alto Adige da solo: oggi è un nostro studente».

Elisabetta Paolucci, 44 anni, per tutti Betti, era la figlia più giovane di Mario Paolucci e Silvana Dalla Torre, entrambi insegnanti del liceo Carducci. «Io - racconta l’amica Sabrina Michielli - ho conosciuto prima i suoi genitori: il padre era il mio insegnante di latino e greco, la mamma la mia professoressa di lettere. Anni dopo ho conosciuto Betti che aveva appena finito l’università: si era laureata in Conservazione dei beni culturali».

A far incontrare Sabrina e Betti il comune interesse per l’arte antica e contemporanea; più in generale l’arte, nelle sue molteplici espressioni.

«Lei era una persona piena di entusiasmo con una molteplicità di interessi che spaziavano dalla montagna, vissuta in tutte le stagioni, alla barca a vela. E poi c’era il teatro: per un periodo aveva assunto anche le redini dell’associazione “Nuovo Spazio” ». Tutte passioni che lei e i fratelli Giovanni e Caterina hanno ereditato dal padre che lunedì, quando ha saputo della tragedia avvenuta sulle Alpi svizzere ma ancora non erano stati diffusi i nomi delle vittime, ha temuto il peggio perché non sentiva più la figlia da sabato.

Sia a Sabrina che all’altra grande amica Barbara Gambino aveva parlato tante volte di quella traversata di sei giorni con sci e pelli di foca sulle Alpi svizzere: «Si stava preparando - dice ancora Michielli - perché sapeva che era un’escursione molto impegnativa, ad oltre tremila metri di quota».

Se Sabrina era l’amica con cui condividere il piacere di andare a vedere una mostra; Barbara era diventata la compagna con cui condividere il piacere di teatro e viaggi.

«Da ottobre a dicembre dello scorso anno - racconta Barbara - Betti era stata in Cambogia, Laos e Vietnam: io l’avevo raggiunta in Thailandia. Una vacanza indimenticabile. Aveva deciso di prendersi un anno sabbatico per fare una serie di cose alle quali teneva moltissimo: i viaggi, lo scialpinismo e, dopo l’escursione di sei giorni sulle Alpi svizzere, aveva già in programma una vacanza in barca a vela».

Forse con lei ci sarebbe stato anche Giovanni, il fratello al quale era legatissima, e con il quale aveva dato vita nel 2008 a “Figli per sempre”, un'associazione che si occupa della tutela dei minori coinvolti nella separazione dei genitori.

È toccato a lui il doloroso compito del riconoscimento e ascoltare, negli uffici della polizia cantonale, la ricostruzione delle ore drammatiche che hanno segnato la fine di Betti. Oggi alle 18 nella Chiesa dei Tre Santi sarà celebrata una messa per ricordarla. (a.m)















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