Bimbo dislessico bocciato Ma il Tar lo promuove

Dura l’analisi dei giudici: «Problema affrontato in modo superficiale dalla scuola» L’avvocato della famiglia: «Non l’hanno seguito». Il preside: «Poteva fare di più»


di Massimiliano Bona


BOLZANO. Alla fine di un braccio di ferro durato oltre un anno il Tar ha dato ragione alla famiglia e torto a una scuola di Bolzano (per non rendere riconoscibile l’identità del minore non pubblichiamo il nome della scuola, ndr).

Al centro della vertenza un ragazzo di 14 anni affetto da disturbi di apprendimento, regolarmente certificati dal Servizio psicologico con una perizia del 2010. Lo studente, dopo essere stato promosso senza particolari problemi in prima media, ha iniziato ad avere qualche difficoltà in seconda tanto da essere bocciato. In particolare, al ragazzino sono state contestate delle carenze in tedesco, inglese, storia, geografia e matematica. I genitori dello studente hanno appreso la notizia con una certa sorpresa nel giugno 2013 e hanno deciso subito di impugnare il provvedimento, perché a loro giudizio non era stato garantito un adeguato sostegno, non solo educativo ma anche psicologico, come prevede la legge. La famiglia, rappresentata dall’avvocato Michaela Riz, ad agosto ha ottenuto la sospensiva ed il ragazzino è stato provvisoriamente ammesso alla terza classe, ma in un’altra scuola, in un ambiente diverso e con un supporto finalmente adeguato, tanto che ora si appresta a sostenere l’esame di terza media.

«Il ragazzo - spiega l’avvocato Riz - per la situazione difficile che si era creata a scuola ha avuto parecchi problemi di natura psicologica da aprile a settembre, tanto che i genitori sono stati costretti a farlo seguire da professionisti esperti, fino a fargli ritrovare la necessaria tranquillità e le giuste motivazioni. Nella scuola media dove è stato bocciato non erano stati adottati percorsi formativi «ad hoc», come prevede la legge per i ragazzi con disturbi di apprendimento. E lo studente ne ha risentito, tanto da attraversare momenti di crisi e panico».

Situazione che è stata confermata nella sostanza anche dai giudici del Tar. La scuola, tra l’altro, non si è nemmeno costituita in giudizio. Gli stessi giudici sottolineano come i comportamenti “oppositivi” e lo scarso impegno dimostrato dal ragazzo siano stati affrontati «in modo superficiale» e comunque «insufficiente». Un esempio per tutti la valutazione fatta dal professore di inglese, che rimarca le carenze negli scritti. Una circolare del 2004 del Ministero all’Istruzione - ricordano i giudici - sottolinea come gli studenti affetti da Dsa debbano essere esentati dalle prove scritte nelle lingue straniere, ma evidentemente i docenti hanno deciso di ignorarla. Il Tar sottolinea poi «il diritto del bambino, e il conseguente obbligo della scuola, a predisporre un programma formativo personalizzato», cosa che in questo caso per i giudici non è stata fatta.

A qualcuno è venuto persino il dubbio che la scuola non fosse in possesso del certificato che attestava i disturbi di apprendimento. «Non è possibile - assicura l’avvocato Michaela Riz - perché la Dsa è stata diagnosticata al ragazzino già alle scuole elementari e subito dopo c’è stato un formale passaggio di consegne tra istituti. Il servizio psicologico, poi, all’inizio dell’anno scolastico si è fatto avanti, ma quella richiesta è caduta nel vuoto. E non è stato predisposto un percorso personalizzato».

Il preside della scuola ha cercato ieri, dopo aver appreso le motivazioni della sentenza, di spiegare le ragioni dell’Istituto. «Non ci siamo costituiti perché ritenevamo questa causa persa in partenza. E questo non perché pensiamo di aver commesso gravi errori, ma semplicemente perché sotto il profilo formale non abbiamo fatto quanto avremmo dovuto. Con la mamma del ragazzo abbiamo parlato in più occasioni e, dal nostro punto di vista, per lo studente sarebbe stato meglio ripetere l’anno».

Secondo il preside, in seconda media, il ragazzo non si sarebbe impegnato abbastanza. «Faceva un po’ di fatica, ma avrebbe potuto fare di più».

In realtà la scuola, almeno in questo caso, potrebbe non aver collegato lo scarso impegno o interesse alla dislessia. Ma i ragazzi con Dsa, quasi sempre, hanno quozienti intellettivi assolutamente nella norma, ma per esprimere a pieno il loro potenziale devono essere seguiti di più.













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